Scena iniziale, una studentessa di chirurgia si esercita con le suture su un grosso tacchino. L' "Ave Maria" di Schubert in sottofondo rende il tutto a suo modo poetico.

La studentessa è Mary Mason, promettente quasi-chirurgo perennemente in bolletta che, per arrotondare, si presenta ad un colloquio per un lavoro da spogliarellista in un night club. Questo incontro (e la sua prematura scoperta di quanto sia marcio e perverso il mondo dei chirurghi di cui sperava di far parte) la portano all'incontro con la bizzarra Beatress, una Betty Boop in carne ed ossa e la sua amica Ruby, che aspira a diventare poco meno che una bambola gonfiabile. Senza contare il titolare del night, dedito alla tortura, che approfitta dell'abilità di Mary per "rimediare" alle ferite inflitte nel corso dei suoi interrogatori.

L'evento traumatico accaduto ad un party di medici a cui è invitata porta Mary a lasciare la facoltà e a dedicarsi completamente al mondo della chirurgia underground, aiutando strani personaggi ad esprimere sé stessi attraverso impianti, biforcazioni della lingua, pearcing e mutilazioni varie. Ma diventa anche un angelo vendicatore che punisce chi le ha fatto del male.

Mary è a suo agio con i personaggi bizzarri e pericolosi di cui si ritrova a far parte, questi "freaks" si rivelano molto più protettivi e rassicuranti dei rispettabili e borghesi chirurghi con cui aveva a che fare prima. Quelli che, a ben vedere, sono stati i suoi veri carnefici.

Le gemelle Soska confezionano un body horror piuttosto femminista ed estremamente glamour, a suo modo, in cui il sangue scorre a fiotti ma non è mai disturbante o fine a sé stesso.
Sarebbe riduttivo definirlo un rape and revenge. La vendetta c'è, non è l'elemento catalizzatore del film, nel caso di Mary. Ma è l'elemento che porta il film all'unico finale possibile.

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