I protagonisti sono una giovane coppia che proviene da un'altra galassia: due persone e un cane vivono un'esistenza così semplice, piatta e minimale che per certi versi ricordano le opere di Kaurismaki senza raggiungerne le vette. Paterson fa l'autista nella città di Paterson U.S.A. e nei ritagli di tempo scrive poesie. Sciatte, ridicole composizioni fanciullesche che conserva gelosamente in un taccuino senza motivo. La moglie è anche peggio perché cinguetta tutto il tempo con un tono di voce da diabete istantaneo e ha un entusiasmo travolgente e ingiustificato per qualsiasi insulsa banalità. Sottomette con ingenuità, credo guidata dall'istinto femminile, il maritino che la adora e la venera. Sembrano corpi adulti incastrati in teste di bambini di sei anni che credono ancora a Babbo Natale. Il cane è sicuramente il personaggio più umano che cerca in qualche modo di rompere la routine e riportarli sul pianeta Terra senza successo.

118 minuti, (una durata al limite della legalità), di innocenza, dolcezza e poesia. Viviamo una settimana con questi due alieni e già a mercoledì avrei voluto strappare loro gli occhi con un coltello a punta arrotondata per cercare di fargli vedere la realtà. Una palla incredibile, specie per una persona media come me che ha bisogno di un po' di azione, di sana violenza, un paio di tette e qualche parolaccia. Z-E-R-O.

Ho sofferto ma mi è piaciuto. Ci invita a saper apprezzare ogni piccola e minuscola inezia del quotidiano, coltivare passioni a prescindere dai risultati, essere meno cinici e realisti e a fottercene dei giudizi della gente. E' una favola estrema ma che ha un senso. Avere un pizzico di ingenuità e semplicità può aiutarci a sopravvivere.

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