Lostboy = Ragazzo perduto?

Macchè, semmai ritrovato.

E per la terza volta, visto che questo disco è la terza resurrezione di Jim Kerr dopo i funebri anni '90: "Black & White 050505", "Graffiti Soul", "Lostboy! A.K.A." Tre miracoli che raccontano di una eterna ispirazione che ancora produce vibrazioni e brividi, apparentemente lungi dallo scemare, ma che anzi sembra prendere energia e forza da sè stessa.

E la forma smagliante del cinquantenne Kerr, ora libero e solista, la vediamo già nel titolo, enigmatico come nei suoi migliori dischi (New Gold Dream '81 '82 '83 '84 ad es.). Qui l'autore è lo pseudonimo Lostboy!, il titolo è A.K.A., sigla misteriosamente mai ripresa nei testi delle 11 canzoni. 

I primi 3 brani sono il blocco radiofonico, 3 piacevoli e immediati pezzi poprock. I 4 brani seguenti rappresentano il blocco "Simple". Pezzi che avrebbero potuto stare benissimo in un "Graffiti Soul", forse già composti per l'occasione poi sacrificati, ma comunque arrangiati al solito splendidamente. Su tutti, "Remember Asia", ritmi serrati e riff di chitarra ovunque. Seguono tre brani dove l'autore dà sfogo alla sua nuova libertà con soluzioni insolite per un Simple Mind, fra cui svetta "Nail Thru My Heart", pezzo sperimentale con due chorus brevi e travolgenti che emergono con violenza da un intreccio di suoni sinth.

Finale struggente dell'album è "The Wait Parts I + II". Prima parte introspettiva e tesa, seconda parte che si apre in un largo chorus nella migliore tradizione Minds, e che ricorda il finale di "Alive & Kicking".

E come potevano mancare ben 3 bonustracks, pezzi magicamente arrangiati tra la sperimentazione e l'esperienza di scafato compositore? Come a dire: alla faccia dell'esaurimento della creatività, male epidemico dei vecchi cantautori.

E ora questo "ragazzo" come lo fermiamo?

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