Sulla vasta libreria di titoli che hanno attinto alla saga di Star Trek - e non mi riferisco solo ai film tout-court - ha costantemente aleggiato il sentore che da un lato la folta schiera di fans sia disposta a digerire qualsiasi cosa venga prodotta, dall'altro che si sia creato uno spartiacque sempre più netto tra i fans stessi e il pubblico per così dire normale. Che se di Star Trek ha comunque apprezzato molti aspetti, ha anche guardato con sufficienza o sospetto al continuo florilegio di operazioni più o meno celebrative della storica serie.

Di fatto, la nutrita filmografia ufficiale, dopo le prime pellicole degli anni '70 e '80 ha progressivamente perso il suo appeal sul pubblico generico, relegando la discussione e la valutazione alla schiera di cui sopra. Oltretutto, persi per strada i volti noti dei protagonisti già portati al successo dalla televisione (Leonard Nimoy, William Shatner), il nuovo corso delle avventure trekkiane si è allontanato un po' dall'immaginario popolare e a mio avviso ha accentuato questa evoluzione per i soli "addetti ai lavori".

Tuttavia, alla luce dell'ultima produzione in ordine di tempo, sembra che si sia innescato un processo di rinnovamento che può conquistare e riconquistare nuovi e vecchi spettatori. Non a caso la messa in opera di "Star Trek" del 2009 è finita in mano ad uno staff di cervelli pensanti che ultimamente ha creato un polo di attenzione notevole in fatto di sceneggiature: parliamo di Abrams, Kurtzman ed Orci, già autori di serie come "Lost" e "Fringe". Nella fattispecie, JJ Abrams ha curato la regia assegnando ai due fidati amici il writing, portandosi dietro anche il musico Miachel Giacchino per la colonna sonora e altri collaboratori di pregio già collaudati nelle produzioni di cui sopra.

"Star Trek", dunque, si mette al passo coi tempi senza tradire aspettative e stilemi della serie originale, prende un ritmo visionario corroborato da scenografie ed effetti speciali mirabolanti, mette in gioco un cast in parte molto giovane (dove troviamo un ottimo Zachary Quinto, il Syler della serie "Heroes") e soprattutto riesce a narrare qualcosa di interessante senza ripestare l'uva ormai rinsecchita di episodi precedenti. E qui si vede l'estro di Abrams e soci, che scrivono una sorta di gigantesco prequel in cui tutti i personaggi protagonisti mostrano i loro esordi all'interno della Federazione, riagganciando in modo intrigante queste vicende personali all'intera saga ed evitando di sconfinare nel teenage movie con un sottofondo metafisico sapientemente dosato.

Vediamo allora cosa era accaduto a Kirk e a Spock nella loro gioventù, vediamo i loro genitori, vediamo come si forma l'equipaggio storico dell'Enterprise: il tutto in un incastro di avventura e disegno psicologico che tiene fede al plot della serie TV e ne spettacolarizza tutte le tematiche nodali con i mezzi odierni, (davvero senza risparmio) in un tripudio di tecnologia, costumi e scenari che catturano lo spettatore per l'intera durata del film.

Inutile dettagliarvi la trama, comunque. Questo è un film che va visto e non raccontato. A parte che il rischio di spoileraggio è alto, solo la percezione visuale-emotiva della pellicola può darvi l'idea dello sforzo fatto da questo immenso e preparatissimo staff di produzione.

Per concludere, resta da sottolineare che raramente - specie in ambito fantascientifico - si apprezzano sequel e remake di tale livello. C'è ovviamente un fondo di progressione che strizza sempre più l'occhio al format televisivo, soprattutto nel montaggio; ma è un dato inevitabile laddove un titolo come "Star Trek" viene riproposto per l'ennesima volta con un dispendio di energie e capitali così elevato.

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