Il pornofilo Aristide Massaccesi in arte Joe D' Amato (R.I.P.), prima di quella ridicola trashata di "Antropophagus", confeziona questo splendido (con tutti i difetti e le ingenuità di una produzione italiana degli anni 70) gioiellino pregno di morboso romanticismo.

 

Supportato dalla discreta colonna sonora elettronica firmata Goblin, da buone scenografie e da recitazioni piuttosto convincenti, "Buio Omega" può essere considerato un valido esponente del cinema shock italiano ormai morto e sepolto (anche se Dario Argento, che in questo periodo sta ultimando la produzione de "La Terza Madre", potrebbe favorire una piccola ripresa in tal senso... incrociamo le budella).

La storia narra di Francesco, un imbalsamatore ereditiero di un grosso patrimonio, il quale decide di conservare nella propria casa il corpo dell'amata (e defunta) Anna, tra la sua salute mentale sempre più precaria (che lo porta a compiere vari omicidi) e la complicità dell'ambigua governante Iris. Proprio quest'ultima sarà la causa principale per la conclusione tragica degli eventi.

Il vero senso di malessere e perversione non traspare dai dialoghi, in verità pochi, ma dalle immagini immortalate dalla telecamera magistralmente diretta dal regista (alcune inquadrature, come quella ampia nel soggiorno, o i primissimi piani sui particolari truculenti, sono esempio di grande capacità); spesso è possibile scorgere dalle finestre (nella stanza dell'ospedale dove è ricoverata Anna), o nelle scene all'aperto, i panorami rilassanti e rigogliosi del luogo dove è ambientata la vicenda, in netto contrasto con quello che succede all'interno della villa. Un pò come la casa della famiglia Franzoni in quel di Cogne, tanto per chiarire.

La pellicola è colma di scene sanguinolente, realizzate ottimamente e che a mio parere non sfigurano con le recenti produzioni americane grandguignolesche (Hostel), come unghia strappate, bulbi oculari estratti, smembramenti e sventramenti di ogni sorta. Un delizioso spettacolo insomma, che ancor più ci fa rimpiangere quegli anni dorati privi di filmetti su crisi familiari e giovani affamati di spettacolo (Dio quanto hai ragione Quentin!). Ma il sangue non è tutto, e solo il rapporto necrofilo tra il protagonista e il cadavere (le ragazze adescate vengono portate nel letto vicino a dove giace imbalsamata Anna, cosicchè Francesco possa amoreggiare con loro e contemporaneamente osservare il cadavere), e tra il primo e la viscida governante (è lei che si improvvisa macellaia provetta al momento di sbarazzarsi dei corpi delle vittime), risultano alla fine più disturbanti dei momenti gore. In particolare, la scena in cui Iris mangia animalescamente una specie di sbobba, sporcandosi la bocca e risucchiando il cibo fino a provocare il vomito nel "povero" Francesco disgustato, vuole rappresentare chiaramente il putridume d'animo di questo personaggio.

La colonna sonora è, come detto prima, opera di un gruppo storico, ma seppur le composizioni, prese singolarmente non siano per nulla male, inserite nel film a volte, sempre secondo modesto parere personale, non si incastrano al meglio con la scena mostrata. Questo è un giudizio fatto con gli occhi (e le orecchie) di chi negli anni 70 ancora non era nato, e che quindi può avere un concetto di "musica di tensione" ben diverso da quello presente in "Buio Omega".

Prima di concludere, mi preme sottolineare ulteriormente la situazione ridicola della cinematografia e distribuzione italiana: un' edizione, anche schifosa, di questo film in formato DVD è introvabile qui nel Bel Paese. Certo, è possibile acquistare di importazione quella americana, o ancor meglio quella francese (con traccia italiana), ma mi chiedo se tutto ciò sia normale. Intanto in edicola sotto casa vendono a 9 euro "Troppo Belli"... no comment.

Questo "Buio Omega" è un piccolo capolavoro, un fulgido esempio della bravura dei nostri registi di genere e un film che riesce davvero a trasmettere un senso di inquietudine, di vero ribrezzo, ma riuscendo nel contempo a confezionare il tutto in un'aura, seppur distorta, di romanticismo. Peccato per il finale onestamente evitabile (vi lascio il piacere di scoprirlo da voi).

"Neanche la morte potrà separarci"

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