Avete mai guardato dove vanno a finire i cerchi di fumo che escono indolenti dalla bocca dopo le prime boccate amare della sigaretta ormai giunta al capolinea?
Vi siete mai ritrovati completamente sbronzi a parlare con l'etichetta del jack Daniels mentre quella si ostina rimanere muta nonostante il vostro monologo etilico ad alto tasso di sincerità?
E cosa guardano i vostri occhi semi chiusi come le serrande del locale ormai mezze abbassate, con il solo spettacolo del garzone che ramazza gli ultimi bicchieri rotti in disparte?
Lo so, non sapete rispondere? è normale ed è giusto che sia così.

Ci sono stati mentali e psichici che non riescono a fissarsi in nessun modo alla nostra memoria, al nostro vissuto salvo ancorarsi a flash, immagini, dettagli insignificanti (un dente mancante di un sorriso, l'anello in alabastro del barman, l'angolo retto formato da due mozziconi nel posacenere) che, per piccole associazioni d'idee, ci aiutano fissarci dei momenti, attimi di vita o atmosfere particolari e uniche altrimenti facilmente dimenticabili nella distanza che separa un bicchierino all'ultimo - che si sà, si giura sempre che sarà l'ultimo...

Questo disco è solo questo e non si prefigge nulla di più. Lo si prende e lo si ascolta come un tavor d'anima, un disco morbido e piacevolmente intenso che ci traghetta in mondi quieti e impalpabili come la nebbia settembrina che avvolge i nostri segreti più inconfessabili.
Un disco malinconico e gracile, candido e disarmante che raggruppa alcune delle più romantiche e malinconiche ballads tra le migliori mai sentite nell'ambito cool-jazz.
Questo cd si distingue per la collaborazione fattiva e mai scontata di Jhonny Hartman e Duke Ellington che con il canto soffuso e sentito di Artman e il tocco amaliante e superiore del piano del Duca ci regalano momenti di altissima intensità fisica e spirituale mentre il fascino delle sette note che escono da quello stramaledettissimo sax indiavolato non ci lasciano tregua e scavano solchi grossi come radici nelle pieghe della nostra emotività ormai instabile ed esposta a tutto.

Un disco che fondamentalmente ci parla, ci scuote, ci sussurra e va dritto alla nostra anima; 11 brani nati per rincuorarci e che ci allettano in tutti quei momenti romantici e/o malinconici in cui ci possiamo imbattere in diversi fasi della nostra vita, siano serate d'amore, sia un abbandono, sia pure la fine di un sogno infranto. 11 brani che ci fanno intravedere qua e là la fine del cerchio di fumo, ci fanno sentire la risposta dell'etichetta della bottiglia o godere dei virtuosismi della ramazza che raccoglie i cocci. Quei momenti che non sapremmo mai ricordare "dopo", quei momenti che non sono fatti di cifre, nomi, titoli di canzoni un titolo vale l'altro (si fottano i titoli e le scrittine buone solo per metterci qualcosa sui retri delle copertine!)

Star lì a ricordarsi i titoli non ha senso in "quei momenti" che durano il tempo di un ultimo sorso di wiskey e, morissi qui, se non sarà l'ultimo della nottata.

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