Mio malgrado... tenterò "indegnamente"  di scrivere una recensione all'altezza di un simile genio del Jazz... mh.. mh... dunque....

Il 1961 fu un anno importante per Coltrane; fu un anno importante in quanto si aprì al sassofonista una nuova strada, una strada che lasciava intravedere al suo orizzonte il barlume di un'alba nuova, fatta di maggior libertà espressive e del raggiungimento di grandi obbiettivi per le quali il maestro entrerà nella storia del jazz d'avanguardia.

Un contratto con una nuova casa discografica quindi, la "Impulse", strappato con la promessa di concedere al musicista la totale libertà creativa; ad accompagnarlo nelle sessioni è il quartetto eccezionale ed indispensabile di "Olè Coltrane", che vedeva McCoy Tyner al pianoforte, Reggie Workman (compare in "India") e Jimmy Garrison al basso e Elvin Jones alla batteria.

Come nel capolavoro "Africa brass session", anche nel disco che ho scelto per una particolare affezione, le composizioni sono tutte modali, il "delirio free" che caratterizzerà la musica di Coltrane nella seconda metà egli anni 60 è ancora lontano, ma la voglia da parte del musicista di esplorare ulteriormente quel fantastico linguaggio che è la musica già si avverte in brani come "India"; una valanga di note escono dal suo sax soprano che si cimenta in fraseggi orientaleggianti ed improbabili acuti, il suo fraseggio serpeggia intorno al tema  principale suonato dal clarinetto basso di Eric Dolphy, indispensabile anch'egli, il suo intervento come solista servirà a distogliere momentaneamente l'ascoltatore dagli acuti di Trane. Questo brano, come anche "Impressions", è stato eseguito dal vivo al "Village Vanguard" di New York nel 1961.

Nel blues "Up ‘Gainst the wall" viene a mancare il pianoforte di Tyner, Coltrane  preferisce eseguirla in trio, non se ne sente più di tanto la mancanza in quanto il brano funziona anche così; affidata solo a Trane è l'esecuzione del tema, e del solo, che sarà un pretesto per far "grugnire" e "stridere" il suo sax, metodi che diventeranno ancora più comuni fra il repertorio "timbrico" di Coltrane nel periodo Free-Jazz.

Nello standard "Impressions" il sassofonista, abbandonato nuovamente da Tyner nel bel mezzo della sessione, si lancia in un lunghissimo assolo accompagnato per la maggior parte del tempo solo dalla sezione ritmica. La bellissima ballad "After the rain" finalmente mette in luce un ispirato McCoy Tyner; splendido e romantico sodalizio tra pianoforte e sax tenore, suonato meravigliosamente da due grandi del Jazz; niente soli questa volta, solamente l'esecuzione di un tema si ripete creando un dialogo sublime tra i due strumenti.

"Impressions", è una delle più belle pubblicazioni di Coltrane del periodo impulse, musica jazz allo stato puro destinata a scuotere l'ascoltatore, a colpirlo inevitabilmente a suon dei fraseggi del suo protagonista, composizioni come "India", "After the rain" e "Impressions" sono esempi di come il jazz possa ancora toccare emotivamente l'ascoltatore, se è comunque  suonato dalle persone "giuste".

La versione rimasterizzata dell'album contiene tra l'altro il recupero di un altro brano, il classico "Dear old Stockholm", suonato dallo stesso gruppo, con Roy Haynes alla batteria al posto di Elvin Jones. Anche in questa registrazione si sente di nuovo fiorire il talento di McCoy  Tyner, grazie ad un coinvolgente dialogo tra lui e Coltrane.

Da ascoltare assolutamente.

Carico i commenti... con calma