Uno degli aspetti unici e bellissimi del jazz è che può capitare che da una session occasionale e casuale venga fuori un capolavoro. Magari non è il caso di parlare di capolavoro per questa collaborazione fra Kenny Burrell e John Coltrane, però di ottimo disco sì, eccome. E' un ottimo disco perchè si sente immediatamente, e in ogni momento, che i musicisti sono ispirati. Musicisti che sono: Tommy Flanagan al piano, Paul Chambers al contrabbasso, Jimmy Cobb alla batteria, oltre a Burrell alla chitarra e Trane al sax tenore. Avete capito con chi abbiamo a che fare. Prendi musicisti del genere e, se sono in vena, la Musica (m maiuscola) è assicurata. Fra suggestioni bop ("Freight Trane" di Flanagan e "Lyresto" di Burrell), aperture più liriche ("I Never Knew" e il duetto chitarra-sax di "Why Was I Born") e un bel 14 minuti finali di "Big Paul" a chiudere, i cinque ci regalano questi 40 minuti di splendido jazz, Jazz ispirato, non banale. Jazz originale.
John Coltrane è a mille, lo dà a vedere soprattutto in "Lyresto", dove parte in quinta, tiene una media di centonovanta km/h per poi darsi ai suoi (voluti) testacoda, tipici del suo sound. C'è dentro fino in fondo, pure quando c'è da tirar fuori la vena lirica e darsi all'introspezione ("Why Was I Born") per non parlare della sicurezza che mostra per tutta la durata del disco. Kenny Burrell si dedica qui, con l'eccezione del duetto in cui accompagna Coltrane, al ruolo di solista, lasciando l'accompagnamento al piano. E Burrell come solista non scherza, anzi, è tra i migliori di sempre. Esempio? "Freight Trane". Come dicevo Flanagan si dedica alla ritmica oltre che ai soli, ma anche lui dev'essere stato parecchio carico perchè l'intro di "Big Paul" è da manuale. Sempre su "Big Paul" da citare l'assolo di Big Paul (appunto) Chambers, che finalmente, forte di un audio che gli rende giustizia (fattore non sempre presente nei dischi di Miles Davis) può sbizzarrirsi e dire la sua, sia col pizzicato che con l'amato archetto ("Lyresto"). L'unico un po' in ombra è Jimmy Cobb, che fa il suo, ma non mostra particolare desiderio di imporsi (caratteristica che comunque raramente gli appartiene).
Insomma, per stringere, questo è un album suonato come Dio comanda, da gente che sa suonare (a dir poco...) e che s'era svegliata col piede giusto quella mattina, se mai erano andati a dormire.
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