Prendo spunto dalla bella recensione di Carmilla per parlare del racconto "Il Vampiro" di John Polidori. Come è noto, esso è considerato il primo testo letterario dedicato alla figura del vampiro. Il suo autore, di origine italiana, medico personale e, fino al 1816, anche amico di Byron, lo compose per gioco a Villa Diodati, presso Ginevra, dove Byron e la sua cerchia soggiornavano in quegli anni e ingannavano il tempo inventando e raccontandosi storie (così pare).

Il racconto fu pubblicato nel 1819 ed ebbe molti estimatori, fra i quali il grande Goethe, che lo definì l'opera migliore di... Byron. Nel frattempo il povero Polidori, da vero eroe protoromantico, si era suicidato nel 1821 per debiti di gioco. Il racconto merita di essere letto, ma non bisogna aspettarsi qualcosa di simile ai vari romanzi vampireschi cui siamo  abituati, chi più chi meno. Lord Ruthven è sì un vampiro e come tutti i vampiri è un non mortale, ama la notte e compie il male per il male, ma è anche e soprattutto un dandy romantico, chiaramente modellato sugli amici dello stesso Polidori, primo fra tutti Byron. Insomma è un aristocratico (inglese) dal fascino perverso, un vero e proprio "Byronic type". I colori e gli aspetti più orrorifici, talora addirittura trash saranno aggiunti alla figura del vampiro, della quale Lord Ruthven è appunto il prototipo, con il passare del tempo e con la pubblicazione di altre opere. E' interessante porsi una domanda: perché il vampiro letterariamente nasce proprio in quegli anni? Certo, è figlio della letteratura gotica, iniziata da Walpole ma si deve dire o ipotizzare anche dell'altro, tenendo conto del topos fondamentale del vampirismo, cioé il sangue. Per esempio, le seguenti note sociologiche possono aiutarci a contestalizzare il racconto:

1) dal 1789 al 1815 l'Europa vede scorrere un fiume di sangue, a causa  della Vandea e del Terrore, delle guerre contro la Rivoluzione, di quelle fatte dalla Rivoluzione e di quelle napoleoniche.

2) nel 1796 si praticarono le prime vaccinazioni (non si dimentichi che Polidori era un medico e che con la vaccinazione si inocula il male nel sangue, seppur in dose minima e a fin di bene).

3) il vampiro succhia il sangue, quindi, può essere metafora dell'aristocratico parassita che succhia il sangue al terzo e quarto stato (infatti Byron e i suoi amici erano pro rivoluzionari, anzi pro giacobini; e lo stesso Byron morirà poco dopo combattendo per la libertà della Grecia).

In ogni caso, al di là dei sociologismi, vi consiglio il racconto di Polidori per la sua bellezza e per quelle caratteristiche che, come già detto, lo differenziano dalle opere successive, pur avendo aperto ad esse la strada.

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