Le connessioni telefoniche attorcigliano miliardi di vite, quasi tutte in ombra dai riflettori. Sono proprio queste esistenze che vivono i drammi quotidiani piu' intensi, irrisolti, irrimediabili. Il triangolo d'amore/dolore raccontato da Schlesinger, regista inglese naturalizzato americano, possiede in massimo grado le stesse caratteristiche delle vicende amorose dei tre protagonisti: sottotono, silenzioso, devastante.
L'artista Bob Elkin (Murray Head) è l'oggetto d'amore di due persone: la divorziata Alex (Glenda Jackson, magnifica) e il dottor Daniel (Peter Finch, sovrumano). Tutti e due gli innamorati sono perduti nel loro sentimento insopprimibile e mettono a rischio la loro esistenza, già perdente di per sè: Alex, perchè esce da un fallimento sentimentale e necessita di colmare un vuoto enorme. Il medico perchè omosessuale in un paese che considerava l'omosessualità reato penale, e perchè ebreo. Dopo che Bob avrà giocato con i loro cuori, li abbandonerà, inconsapevole di aver per sempre ucciso due esistenze.
La bellezza di Bob è il requisito che lo rende divino e vincente nei confronti di Alex e Daniel; sembra inevitabile che egli entri ed esca dalle loro giornate e dalla loro anima con leggerezza. Un angelo della morte che beffa per sempre due esseri destinati alla sconfitta della partita piu' importante della vita: la partita dell'amore. Tra le pieghe delle relazioni la quotidianità dei due innamorati: il medico serio e coscienzioso, quasi afflitto dalla colpa doppiamente grave di essere un diverso in una minoranza. Alex nel grigiore della sua vita e nello sfiorire degli anni.
Sembra incredibile che questo film segua di due anni il mitico "Un Uomo Da Marciapiede" e non per i temi (siamo sempre nel racconto di storie di perdenti): ma per i toni. "Un Uomo Da Marciapiede" è caleidoscopico, rumoroso, sopra le righe ma in maniera giusta. Anche se tragico, è comunque vitale. Siamo a New York e il caos è una vertigine, benchè in America chi perde, perde il doppio, è due volte reietto. "Domenica, Maledetta Domenica" trattiene in ogni istante dei suoi lunghi quadri un dolore altrettanto intenso come fosse un cancro di cui non si può dire.
Esemplare e magnifica la lunga scena del bar mitzvah del nipote del medico: apparentemente la sequenza della lunga cerimonia sembra inutile nell'economia del film. Invece è proprio in quel lungo, lento incedere dell'antico cerimoniale di iniziazione alla vita adulta che si percepisce la gravità della condizione del dottor Daniel. Personalmente mi sono commosso; il livello di rarefazione e puntualità da parte di Schlesinger nel far SENTIRE una condizione è vertiginoso.
All'epoca i benpensanti, di destra e sinistra, trovarono immorale questo scendere nel privato per raccontare una società che cambiava e per la rappresentazione dell'omosessualità. (Conosco persone che all'epoca, durante la scena del bacio tra i due uomini si alzarono indignati e lasciarono il cinema; peggio così o peggio l'indifferenza riguardo le vite e le scelte di oggi, dove l'omosessualità rischia di essere omologata e piallata in un banale tutto televisivo?).
A parte che Schlesinger racconta non l'etero o l'omosessualità ma l'amore o qualcosa di cui non si riesce a dare un nome ma somiglia ad una febbre divorante.
Calorosamente consigliato.
(Giovanni happypippo Natoli)
P.S. : in una breve sequenza appare un ragazzino che riga il fianco di un'auto con una lama; si avrà l'occasione di vedere l'artista Daniel Day Lewis da cucciolo.
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