“Arkangel” è un disco di John Wetton uscito nel 1997, tra l’ennesima riunione con gli Asia ed una tournée europea insieme al gruppo canadese dei Saga, ai quali era al tempo uso aprire i concerti accompagnandosi con la sola chitarra acustica. Qualcuno non sa chi è Wetton? E’ stato il bassista dei Family, dei King Crimson (anche voce solista), dei Roxy Music, degli Uriah Heep, degli UK (anche voce solista), dei Wishbone Ash e appunto degli Asia (anche voce solista).
Siccome questo disco si chiama “Arcangelo” allora in copertina hanno messo la paganissima Nike di Samotracia! (Dea della Vittoria greca, ammirabile in cima ad uno degli scaloni di ingresso del Louvre). Per via delle ali forse? Misteri dell’incoerenza, o meglio della coerente ignoranza umana: con tutti gli arcangeli i cherubini e i serafini che papi e sotto papi hanno commissionato agli scultori in duemila anni di cristianesimo, ci voleva tanto a mettere un bel pezzo di marmo, o di bronzo, raffigurante un autentico arcangelo? Bah!
Wetton è uno bravo, non bravissimo; ha una bella voce baritonale, notevole ma non epocale; suona il basso assai bene, senza aver mai evidenziato deciso genio; ha sempre composto di buona lena… ormai si contano centinaia di canzoni pubblicate a proprio nome nei dischi solisti come questo e nei progetti che l’hanno visto coinvolto, ma nessuna di esse può essere considerata fantastica. E’ insomma un mestierante d’alto livello, con carriera variegata e comunque oscillante fra il genere progressivo non troppo cervellotico e quindi accessibile ed il pop rock, questo accessibile per definizione.
Ha fatto i soldi solo in una delle sue imprese, vale a dire con gli Asia: otto milioni di copie smerciate del loro album di esordio, per dire: a ben vedere uno dei grandi misteri del business discografico in termini di rapporto qualità/successo, ma tant’è. Per il resto di carriera si è sempre dovuto accontentare di riscontri solo discreti, entrando ed uscendo da vari gruppi, collaborando e facendosi ospitare da tanti bei nomi e colleghi, portando avanti nel contempo una decorosa carriera solista.
In questo suo lavoro è assistito da bella gente, tipo Robert Fripp che dipinge un breve ma mirabile assolo di chitarra iper distorta nell’episodio che intitola l’album, il più emozionante del lotto. Tutte le altre canzoni sono sempre piacevoli ma quasi mai degne di essere ricordate, episodicamente pure stucchevoli laddove John decide di risolverle in ritornelli semplicistici specie a livello di liriche (che vertono sempre sull’amore e relativi ricordi, nostalgie, rimpianti eccetera eccetera).
E’ ospite anche Steve Hackett, l’ex dei Genesis, che prende servizio per un solo di chitarra su di un brano ed uno di armonica (Steve è un insospettabile specialista di armonica blues) su di un altro; ma i collaboratori principali del nostro sono un manipolo di affermati produttori, capaci di suonare anche le tastiere o le chitarre, rispondenti ai nomi di Bob Marlette, John Young, Richard Palmer James e Billy Liesegang.
A parte “Arkangel” la canzone, veramente toccante e una spanna sopra tutto il resto, destano il mio interesse anche l’arpeggiata “You Against The World” e l’acustica “Nothing Happens for Nothing”, quella con Hackett all’armonica. Alla prossima!
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