Recensire il classico dei classici della fantascienza potrebbe sembrare un operazione fuori luogo, anacronistica, a più di venti anni dalla sua uscita, blasfema, da parte di chi, più del sottoscritto, ritiene Guerre Stellari più di un film, più di uno stile di vita, l'aretè della filosofia moderna che sfocia in religione . Quindi spero avviandomi alla suddetta di non urtare nessuno degli adepti in questione.
Tutto ciò che era ascrivibile al rango di sci-fi, fino all'inizio degli anni settanta, era considerato di bassa lega, dei veri e propri film di serie B, la cui unica fortuna era di essere passati il sabato pomeriggio nelle sudorosamente calde sale cinematografiche americane e destinati a bambini pacioccosi (o come la recensione mi suggerisce "pacicciosi") con il gelato alla crema colante sulla maglietta rossa, marchiata dal simbolo dell'adidas ormai sformato dalla grassezza intrinseca del ciccione, in una mano, e nell'altra un amara liquirizia bastoncellare, insomma un genere bistrattato .
Ma la realtà è che la fantascienza del tempo non era affatto naturale, il che può sembrare un controsenso ma è la pura verità: le pellicole presentavano una dimensione fin troppo distante dalla nostra, con sonorità alienanti e umanoidi con concezioni etiche tuttaltro che umane. Un Uomo comune non poteva immedesimarsi in quelle situazioni come invece il Western aveva permesso fino a pochi anni prima senza alcun problema. La verità è che l'intuizione di George Lucas (o come la recensione ama definirlo "Georgie-porgie-BUM-BUM-Lucas) era tanto semplice e logica quanto innovativa e controcorrente: usare effetti sonori naturali o al massimo meccanici ma quasi mai elettronici (un esempio su tutti è la voce dei sabbipodi presa dal raglio di un asino turco), una colonna sonora completamente sinfonica, e protagonisti umani e robotici molto più simili a eroi dei miti rurali greci e latini che a fredde macchine che "pensano" solo alla quantità necessaria di olio ZURRRGGG per raggiungere il pianeta Rock-Maninoff-alpha-buzzurro.
Ebbene si, Guerre Stellari è mitologia al servizio dello spettatore alla ricerca di un emozione profonda, per certi versi onirica dove ogni personaggio o quasi è equilibrato dalla sua nemesi e dove ogni nemesi è realmente relativa al mondo che lo circonda interagendo senza sembrare posticcio. Molti dei brani di questa colonna sonora sono diventati classici intramontabili grazie alla loro capacità di sottolineare perfettamente ciò che sullo schermo avviene senza mai essere troppo invadenti ma definendo con bassi profondi situazioni in cui è il pathos a dover prevalere. Le tracce sono nel contempo semplici nella loro profondità, frutto di un grande lavoro intellettuale da parte di John Williams e definiscono come in pochi altri casi una linea artistica quasi parallela a quella di Lucas . L'esaltazione, la commozione o il riso (ascoltando "the Little people works" descrivente il lavoro dei Jawas per trasportare R2-D2 sul loro enorme mezzo di trasporto si ha l'impressione di udire un inframmezzo musicale in grado di accompagnare un duo comico del cinema muto piuttosto che un aulico brano Star warsiano) sono sempre dietro l'angolo di questo rotondo CD. Un ultima cosa importante da sottolineare è la profonda suggestione onirica che alcuni brani riescono a imprimere nell'ascoltatore, che riemergono anche a lunghissima distanza temporale e gettano il ben capitato in un orgia di concetti che non hanno, a un occhio superficiale (o STRONZO come la recensione sta cercando di corrompermi a scrivere...) , nulla a che fare con il film ma che sono stati sapientemente sublimati in un architettura audiovisiva senza paragoni ne precedenti per rendere l'esperienza più vivida possibile e soprattutto palpabile e al contempo indefinibile.
E' per questo difficile definire una colonna sonora così ariosa, complessa, infatti questa recensione non ci prova neanche (ed io con lei d’accordo sono), quello che è stato scritto è solo ciò che questo umile recensore ha provato ascoltando, Vivendo questa avventura stellare che poco deficita per essere chiamata Epopea .
Se è vero, come è vero, che l'uomo ambisce alla perfezione raggiunta solo dalla natura e cerca di imitarla basandosi su parametri definiti ottenendo quindi un "imitazione" definita da molti arte, allora Guerre Stellari è tra queste una delle più raffinate e ravvicinate all'originale e in un mondo dove è sempre più spesso l'ottusità a vincere non è poco .
(con questo concludo la mia filippica alla buona alla cui base c'è la parola "più", parola alquanto cooooool per chi compra le suonerie su mediaset ma
lasciamo stare questi
doloranti dementi)
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