Andy Warhol. La copertina di questo disco fu disegnata dal non ancora celeberrimo Andy Warhol, uno dei tre lavori che l'artista realizzò per la Blue Note, insieme a "Volume Two" e "Blue Lights" di Kenny Burrell.

 

Bene, ora che ho attirato la vostra attenzione, parliamo di cose importanti. Johnny Griffin (1928-2008) fu un sassofonista jazz abbastanza noto negli anni '50-'60. Mmmmmh, non è bello parlare al passato degli artisti, perchè, sarà pure retorica se volete, quando si ha a che fare con la loro arte, bella o brutta che sia, una parte di loro torna brevemente in vita. Lasciando perdere questi problemi linguistico-esistenzialisti, si può ben dire che, pur essendo uno strumentista di prima categoria e pur avendo suonato con gente del calibro di John Coltrane, Paul Chambers, Thelonius Monk e Art Blakey, il nome di Griffin non è entrato nell'olimpo dei grandissimi del jazz. Sarà perchè in tutta la sua carriera è rimasto fedele alla scuola hard bop senza evolvere in modo radicale il suo stile, sarà anche che non ha avuto la fortuna di trovarsi nello studio di registrazione giusto al momento giusto per contribuire al disco giusto. Sarà quel che volete, ma la storia è stata un po' troppo severa con Johnny Griffin.

"The Congregation" (1957) non è un capolavoro (voto 3.5, arrotondato a 4 per evidenti meriti tecnici e perchè, diavolo, un po' di giustizia sociale ce la vuole!), ma è un disco che merita attenzione, perchè il jazz non è stato fatto solo da Armstrong, Davis o Parker, ma anche da tutti quei musicisti che hanno avuto minor fortuna (e anche minor talento, certo questo è indubbio), ma che hanno i loro buoni motivi per essere riscoperti. Ora, io non conosco Griffin se non per questo disco (comprato totalmente alla cieca, mai sentito parlare di lui prima, con l'unica garanzia di Paul Chambers al contrabbasso), ma mi è sufficiente per esortarvi a sentire qualcosa di lui. Il suo sassofono tenore ha un suono molto sicuro, forte, esuberante ma sempre con un perchè, mai esagerato. Ma soprattutto, è un sassofono proveniente da Chicago. Non è un fatto trascurabile, perchè a Chicago oltre all'"importantissimo nodo ferroviario" (come ci ricorda qualcuno) c'è anche il quartier generale di moltissimi artisti blues/r&b. Ecco spiegato perchè il sound di Johnny Griffin è così intriso proprio di blues e r&b, oltre che ovviamente di bop. Basta ascoltare la title-track e ve ne renderete subito conto: struttura classica di una song r&b, feeling di un certo tipo nei tre assoli di Griffin, Chambers e Sonny Clark (piano).

Più o meno sulla stessa falsariga "Latin Quarter", tema di sassofono con bellissimo accompagnamento ritmico di Chambers, Clark e Kenny Dennis (batteria). Un assolo strepitoso di contrabbasso pizzicato in risposta allo spumeggiante blowin' del leader. Un bello standard al punto giusto non guasta mai, e allora "I'm Glad There Is You" dimostra che Griffin non è cresciuto solo a pane e blues, c'è anche lirismo nel suo stile, c'è Lester Young e Coleman Hawkins, e all'improvviso Charlie Parker (trovatemi un qualsiasi sassofonista non influenzato da Parker!), Sonny Rollins persino. Il tutto è però miscelato con originalità, Griffin non è il primo venuto. E neanche i suoi sidemen, sentiti i passaggi che ogni tanto inseriscono nei brani, c'è da rimaner male. "Main Spring" (scritta da Griffin, come "The Congregation") è un altro blues come la title-track, stesso feeling, ma qui c'è un po' di audacia compositiva in più, come meno classico è l'assolo di sax, pur se le radici r&b si sentono. E poi uno come Clark ci sguazza in armonie simili, e infatti il suo assolo è da manuale del piano blues. Griffin sapeva scegliersi bene i suoi sidemen! Anche Chambers ci dà giù un bel po', questa volta con l'archetto, immaginare un assolo con più blues feeling di questo è difficile. Dopo un breve intro di piano/batteria, "It's You Or No One" vede un Dennis più aggressivo accompagnare (e a volte ricalcare) gli interventi del sax. Un up-tempo dove l'intensa tecnica del leader si manifesta a pieno, seguito da un bell'assolo di piano e dal solito devastante Mr. P.C. (con l'archetto). C'è spazio per un breve botta e risposta di sax e batteria prima di chiudere un disco divertente e valido. Ah sì, c'è la bonus track "I Remember You", bello standard suonato con grande conoscenza e gusto, non aggiunge niente al discorso (e infatti nn fu inserita nell'album originale) anche se c'è da citare un altra grande performance di Chambers (si, lo adoro) con l'archetto, prima di tornare al suo walking bass semplice e efficace, supportando un bellissimo assolo di piano di Sonny Clark.

Un disco di brani armonicamente non rivoluzionari, ma suonati in maniera personale e sicura. Non vi dirò che "The Congregation" vi cambierà la vita, però vi dico che merita di essere preso in considerazione. E perdonatemi per l'inganno iniziale, chissenefotte se la copertina è di Warhol (anche perchè non mi sa tutta sta gran opera d'arte), è stato un inganno sì, vi ho fregato, ma l'ho fatto per attirarvi a leggere, per un buon fine. Un po' di giustizia sociale, per Johnny Griffin, ce la vuole.

Elenco tracce e video

01   The Congregation (06:48)

02   Latin Quarter (06:29)

03   I'm Glad There Is You (05:12)

04   Main Spring (06:34)

05   It's You or No One (04:51)

06   I Remember You (07:28)

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