Uscito dopo due anni dal suo disco d'esordio, Vacancy si è fatto principalmente notare per aver vinto il Grammy Award per il miglior package dell'anno, confermando il talento di pittore e grafico di Joseph Arthur,
Vacancy è un e.p. contenente sette tracce, per una durata totale di circa mezzora. Ma nonostante la breve durata e la sua semplicità, il disco è ricco d'emozioni e particolarmente intenso.
Rispetto a Big City Secrets, il suono di Vacancy risulta più rozzo, meno curato, in poche parole "imperfetto", un'imperfezione ricercata, una sorta di low-fi, per evidenziare l'approccio più sincero e personale delle composizioni.
L'effetto è stupefacente, Arthur riesce a creare un clima confidenziale e disturbato allo stesso tempo, un'atmosfera particolare dove melodie e parole si stagliano come fulmini, liberando un energia positiva e curativa impressionante.
Appena parte la prima traccia Hangin Around Here, s'intuisce di trovarsi di fronte a qualcosa di bello ed insolito. La canzone in questione è piuttosto orecchiabile, quasi beatlesiana per andamento e melodia, e piuttosto ironica e pungente nelle liriche.
Le liriche dell'intero e.p. sono una lotta personale sul male di vivere, un combattimento tra la vita reale e quella dei sogni, così scorrono le tracce, dall'intensa ballata Bed Of Nails, alla distorta sofferenza di Prison.
Ma la canzone che più di tutte rappresenta l'umore e i temi di questo piccolo grande lavoro è quella conclusiva, la meravigliosa Toxic Angel, una composizione intensa, sofferta, profonda che Arthur suona e interpreta senza eccessi, dando un tocco leggero e unico, oserei dire magico.
L'inizio è da brividi con un'armonica che sta a metà strada tra Bob Dylan e Neil Young, mentre dei leggeri arrangiamenti elettronici fanno da sfondo ad una chitarra acustica che accompagna un testo bellissimo, tra cuori di ghiaccio, cani pazzi, angeli, tossici e sogni sepolti; dove quello di cui si ha bisogno è lo stesso che si evita; dove la salvezza e la condanna sono la stessa cosa.
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