Qualche tempo fa mi capitò un'inchiesta di Santoro sulla crisi economica negli Stati Uniti. Erano ad Orange County, e le favolose ville caratteristiche della zona erano tutte in vendita, a prezzi abbastanza accessibili. C'era una villa a soli ottantamila dollari. Ci feci anche un pensierino, e tornai con la mente a quando ero al liceo e guardavo la famosa serie The O.C., ambientata appunto in quel luogo lussuoso e sfavillante, per bellezze naturali e artificiali. L'oceano sconfinato, le colline, le ville affacciate su quei tramonti sublimi.

In questo scenario si svolgevano le vite dei rampolli di Newport, tra festini e problemi adolescenziali ormai canonizzati da questo genere di telefilm insieme ad un ben nutrito quadro del miliardario medio in quel della California. In vero, il miliardario stile O.C. è ben poco medio e mediocre. Se è un clichè delle serie tv il fatto che anche i ricchi piangono, pur rimanendo nella loro mediocrità anonima, asservita agli stravolgimenti della trama, i miliardari di O. C. sono dei veri e propri personaggi, che mantengono in modo stupefacente una linea di coerenza fino all'ultima puntata dell'ultima serie.

Tutto inizia da Ryan, un ragazzo della provincia, senza famiglia, che si trova in prigione per un furto e che viene difeso da Sandy, avvocato d'ufficio, dalla formazione berkeleiana, e che tuttavia ha sposato Kirsten Nicol, figlia del magnate Caleb, palazzinaro di O.C. e non solo. Il ragazzo viene adottato dalla coppia che ha già un figlio, Seth, introverso e disadattato, che mal sopporta l'ambiente di Orange County. I due vivranno una serie di avventure, accompagnati, quasi sempre, da Marissa e Summer. E sebbene la loro vita sembri sfacciatamente facile, sebbene li vediamo girare con fuoristrada a soli 16 anni e passare da una piscina all'altra, non è il loro status di beatitudine che il telefilm mette in evidenza, né tantomeno la beatitudine viene rappresentata trionfante ad Orange County. Ognuno dei protagonisti deve fare i conti con i propri punti deboli, con le crisi personali, ma anche economiche, con i condizionamenti e le contraddizioni di una vita agiata ma non esente da difficoltà. L'essenza stessa di tutta la serie sta in questa forte discrepanza tra la facciata luminosa e glamour che entra in conflitto con i drammi interiori dei personaggi.

E nonostante il primo impatto, che ci porterebbe a bollare il prodotto come figlio del cinismo che tanto impera nei telefilm alla moda, se visto non superficialmente si ci può rendere conto che O.C. è ancora un prodotto molto ingenuo dal punto di vista narrativo. Perché il buon senso vince sempre e comunque, e il cattivo gusto è ancora considerato sempre e solo cattivo e mai figo. Buonismo made in USA, si potrà obiettare, io direi piuttosto un buon celato intento didascalico che traspare in ogni episodio. Lungi dall'essere presentati come figaccioni miliardari e onnipotenti, i nostri sono ancora ragazzini spaventati dalla vita e provati dalle delusioni. Al centro della storia non abbiamo palestrati ragazzi west-coast e fighette stile Paris Hilton. Abbiamo Seth, maniaco dei manga e dei gruppi rock sconosciuti, con la fissa del cinema orientale, tipico nerd della scuola, eppure protagonista della serie. Abbiamo Ryan, vissuto in mezzo alla strada, eppure dotato di grande sensibilità e intelligenza, che manderà in crisi i figli di papà di Orange County. Abbiamo Marissa, che più di tutti pagherà le conseguenze della crisi economica, attraverso disastri familiari e personali. Abbiamo Summer, che cercherà di colmare il senso di vuoto del suo stile di vita attraverso l'impegno nel sociale.

E sullo sfondo la California, luogo simbolo del sogno americano, dove gli incantevoli scenari sono contaminati da una inarrestabile speculazione edilizia, fonte di inesauribile guadagno per gli imprenditori, attorno a cui ruota tutto il sistema che ben presto crollerà, mandando in crisi le vite da sogno di cui sopra. Anche in California ci sono dei luoghi oscuri, sebbene l'oscurità sia travolta e annegata dal sole abbagliante del Sunset. California here we come.

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