Le navi segnano i tempi; soprattutto dall'età moderna in poi, la nave è simbolo del potere e del prestigio, della sfida al mare e alle nuove terre da conquistare, del progresso. Questo anche perchè per secoli le navi sono stato il ritrovato tecnologicamente più avanzato e denso di innovazioni che l'uomo era in grado di costruire, e riunivano in sé nozioni complicatissime di ingegneria, idraulica, matematica e metallurgia, presupponendo anche mobilitazioni di risorse ingentissimi.

Il quadro in oggetto (1866) raffigura un vero giro di boa nella definizione di questa simbologia tecnologica; ci mostra infatti il selvaggio duello svoltosi ad Hampton Roads durante la guerra di secessione americana, il primo scontro della storia tra navi corazzate a vapore. Due unità che già nella loro concezione avevano in sé il germe di una rivoluzione che avrebbe cambiato il mondo.

A sinistra, il CSS Virgina; grosso, pesante, lento e terrificante mostro rinato dalle ceneri di una fregata in legno federale, la Merrimack, che, data alle fiamme, era stata recuperata e ricostruita con l'aggiunta di una casamatta corazzata e una poderosa batteria di cannoni. Un ibrido, un grottesco innesto di ferro su legno, nuovo su vecchio, ma comunque una macchina da guerra tremendamente efficace, che in un solo giorno era stata capace di affondare due fregate nemiche a cannonate e colpi di sperone. Per sventare la sua minaccia, l'Unione aveva dovuto mettere in campo tutta la sua forza industriale e le sue risorse. Nacque così il vero prodotto del progresso e della nuova era, il Monitor; piccolo, piatto e quasi ridicolo, tutto in ferro, simile a una chiatta con una grande testa, cioè una torretta girevole (e qui l'innovazione nell'innovazione) armata di due soli pezzi ma enormi, da 280mm, un calibro quasi intentato fino ad allora. Il Davide federale incontrò il Golia ribelle una mattina del marzo 1862 (vi risparmio dettagli e collocazioni storiche). Julian Oliver Davidson, pittore di mestiere e autore di numerosi quadri a sfondo guerresco-marinaro, fornisce del duello forse la versione più realistica con un quadro che pur non essendo artisticamente così rilevante, esprime bene i concetti insiti in quell'epica battaglia.

Tanto per cominciare, a dominare tutto è il fumo del vapore e dei cannoni, la confusione, la rabbia del metallo. Le masse delle due navi si delineano nette, col Virginia che con la sua timoneria appuntita svetta in alto come la guglia di un cattedrale gotica, mentre il Monitor, largo e basso, lo fissa in volto e gli scarica addosso i suoi cannoni. Oltre il fumo di questa tempesta, spiccano le sagome familiari di due navi in legno, fantasmi che il vapore e il ferro hanno già condannato all'estinzione, e che osservano attonite il futuro che avanza frantumando un mondo di tradizioni e sicurezze. Ciò che colpisce è anche l'inumanità della lotta, e dunque della guerra. Le vecchie navi avevano vele manovrate da uomini che in caso di attacco si lanciavano da un ponte all'altro mentre spesso i capitani si salutavano cavallerescamente, ma quel giorno, sulle acque di Hampton Roads, l'uomo non c'era. Chiuso nelle sue corazze, al riparo dietro i suoi cannoni, combatte e muore non visto da altri se non da se stesso. E' la nave che combatte, e sarà così per tutte le guerre a venire, dove la nave diventa solo una fortezza galleggiante senza alcun apparente segno di umanità. La macchina entra prepotentemente nella pratica della guerra forgiando un mondo tutto nuovo, cinto di metallo e senza volto. Il Monitor e il Virginia sono gli antenati di quei pugni di ferro che, a cavallo di due secoli e due guerre, minacceranno e squasseranno l'ordine mondiale in nome della supremazia.

Come andò a finire? Parità: le corazze, che Davidson ci mostra fumanti e martoriate, ressero l'urto tremendo dei colpi a palla piena; fu comunque una vittoria strategica dell'Unione. Il Monitor divenne capostipite di una nuova classe di navi, ma la sua corazza non poté nulla contro la furia del mare: affondò qualche mese dopo durante una tempesta. Tempo prima, il Virginia si era si incagliato su di un bassofondo ed era stato distrutto dal suo stesso equipaggio. Ingloriose morti di mostri fagocitati dal progresso e dal futuro, alfieri di un nuova epoca e di nuove tragedie.

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