Fine decennio di grandi ritorni per la musica inglese.

Da quello mancato (perlomeno in studio) degli Stone Roses a quelli riuscitissimi di Ride e Liam Gallagher, fino all’imminente comeback dei Doves, la scena musicale rock si sta lentamente ripopolando di artisti ormai archiviati che ritrovano successo e rilevanza artistica.

In questo scenario si giocano le loro carte anche i Keane. Per la verità, non stiamo parlando di una pausa lunghissima in stile Roses (sette anni dall’ultima prova in studio “Strangeland”, seguita nel 2013 da un best celebrativo con inediti), ed oltretutto i due componenti di spicco Tom Chaplin (voce) e Tim Rice-Oxley (tastierista della band ed autore dei brani) non sono stati a guardare: mentre il primo pubblicava due album solisti di buon successo, il secondo pubblicava nel 2018 la seconda prova del suo side project Mt. Desolation (assieme al compagno di band e bassista Jesse Quin oltre a membri di Mumford & Sons, The Killers e The Staves).

In tutto questo, Chaplin ha dovuto combattere una dura battaglia contro la dipendenza da droghe (che l’ha portato a rischiare la vita nel 2015) mentre Rice-Oxley ha affrontato una brutta depressione in seguito alla fine del suo matrimonio. Tutte queste esperienze negative hanno influito sulla lavorazione di questo nuovo “Cause And Effect”.


A dir la verità gli effetti sono evidenti più che altro a livello lirico, visto che a livello musicale i Keane non si allontanano molto da quanto fatto con le prove in studio precedenti (escluso magari il controverso esperimento kitsch “Perfect Symmetry”). Il produttore Dave Kosten (Bat For Lashes) opta per un approccio conservatore, ed escluso il dichiarato omaggio ai The Killers del singolone “The Way I Feel” l’album si mantiene piuttosto saldo su coordinate tipicamente à la Keane.

Alcuni brani sono certamente più scuri rispetto a quanto fatto in passato: la bella “Put The Radio On” si apre su coordinate ambient piuttosto nebbiose, per poi schiudersi in un crescendo tipicamente keaniano. Lo stesso fa “Thread”, quasi sussurrata, mentre “Chase The Night Away” riporta ai tempi del mai dimenticato esordio “Hopes And Fears”. Il tiro si alza solo in pochi episodi, come nel secondo singolo “Love Too Much” e nel piano battente di “Phases”, altro potenziale singolo; c’è anche un omaggio ai Radiohead nel piano dell’opener “You’re Not Home”, che decolla all’improvviso e si incolla alle orecchie con una facilità notevole.

Un ritorno accogliente e rassicurante questo dei Keane, che evitano (almeno per ora) di prendersi dei rischi e decidono di ripartire da quello che sanno fare meglio.

Brano migliore: You’re Not Home

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