Questo trio texano non lo conoscono in molti ed è un peccato, incidono dal 1988 e i loro primi sei album, fino al '96, sono fantastici.

La recensione di questo (che è il loro quarto, il mio preferito) è più che altro un pretesto per parlare in generale della loro musica. Possono anche non piacere o non emozionare, ma tutti devono concordare che hanno un suono, un approccio personali. Naturalmente maturati da tutte le loro influenze musicali ecc. ecc. , ma la mistura di grunge, psichedelia, progressive, Beatles è per certo genuina, inconfondibile.

Ty Tabor, il chitarrista, è il personaggio che amo di più: senza essere funambolico, riesce innanzitutto ad avere suoni da padreterno, i migliori sulla piazza, specie quelli ritmici. Poi ha un "tempo" perfetto, sovrappone le sue chitarre con precisione diabolica creando un muro di suono arrapante, controllando da maestro le forti distorsioni della chitarra che non "slabbrano" mai. Meglio ancora nei suoni "puliti" o acustici: i suoi arpeggi, imprevedibili e profondi mi prendono nei visceri. Un altro che invito ad ascoltare con attenzione è il batterista del gruppo, Jerry Gaskill: pure lui con un suono della madonna, imbattibile, ha uno stile essenziale ma geniale, specie nelle ballate, dove non sai mai se sta arrivando il rullante o la cassa (o nessuno dei due!) ad accentare una battuta. Un pò quello che succedeva con Bill Bruford negli Yes, ma Gaskill è più potente. Canta anche lui, più che altro impegnato nei cori. Il terzo componente Doug Pinnick è un mulatto in possesso di una voce molto "soul" ed evocativa, perfettamente contrastante quelle dei due soci. Il suo stile al basso indugia sulle note più gravi, con un suono semplice nelle partiture ma personale e "grosso" (usa strumenti a 8 ed anche a 12 corde).

Stimatissimi dai musicisti virtuosi del giro progressive e metal (per dire, uno come Malmsteen il cui approccio alla chitarra non c'entra un cazzo con Tabor non si perde un concerto dei King's ogni volta che passano a Miami, si pianta in prima fila sotto il chitarrista e non gli toglie gli occhi di dosso, a detta di Ty innervosendolo un pochetto) sono impegnati in diversi "Side Projects" con gente proveniente da Dream Theater e compagnia cantante.

Il CD in questione è abbastanza reperibile, spesso sottoprezziato. Procuratevelo e soffermatevi sulla traccia 2 "Prisoner", con la dinamica acustica/elettrica, e poi sulla traccia 3 "The Big Picture", con un sensazionale mix della voce di Pinnick filtrata dentro la chitarra di Tabor, e poi la 10 "Dream In My Life" con un gran bel testo e Tabor che dipinge arabeschi sull'acustica e infine l'epilogo "Silent Wind" che termina con una... fuga di tastiera (e chi cazzo la suona?). Ha una voce piuttosto acuta, non potente, in totale contrasto con i muri di suono che crea con lo strumento, ed una grande vena compositiva.

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