La nuova idea discografica dei Kraftwerk è la trasposizione in CD (ma anche in Blu-Ray 3-D, da cui il titolo) dei concerti che negli ultimi cinque anni hanno riproposto praticamente l'intero, storico catalogo, da Autobahn a Tour De France Soundtracks. Si tratta della seconda uscita consecutiva "in concerto" del gruppo tedesco, se di concerti veri e propri si può parlare e non di happenings/installazioni multimediali, ma rispetto alla concert list di "Minimum Maximum" la sorpresa dell'ascoltatore, in particolar modo se fan dei Kraftwerk, è piacevole e accentuata.

Ralf Hutter, unico membro fondatore ancora in formazione, ha deciso infatti di portare in scena versioni arrangiate e modificate dei brani dei Kraftwerk, assai più vicine allo spirito live di qualsiasi band "normale", il che dal 1976 non avveniva praticamente più: "prigionieri" di rigide scenografie sincronizzate, minimalizzati dai loro stessi presupposti, i Kraftwerk avevano sempre evitato di "aggiungere" elementi musicali, per non parlare di assoli o fiorettature di vario genere, salvo modernizzare i classici tramite l'operazione "The Mix" che tanto doveva alle mani felici di Francois Kevorkian.

Insomma, sino al 2012 chi si avventurava a vedere i Kraftwerk era sicuro di assistere ad uno spettacolo notevolissimo di luci, proiezioni, grafica costruttivista, design retrò e futurismo storicizzato, immerso in un ambiente sonoro di altissima definizione, senza però godere di variazioni musicali degne di nota: da qui aveva origine l'impressione secondo cui nessuno dei quattro ingegneri suonasse alcunché con il proprio notebook.

Esce invece il 26 maggio questo elegante box di otto dischetti (o 9 LP), testimonianza degli spettacoli tenuti più o meno in tutto il mondo negli ultimi anni, ed è come detto una piacevole sorpresa scoprire che i brani sono diversi (anche notevolmente) per arrangiamento, tempo, sonorità complessiva, confluenze tra i brani. Il suono è semplicemente magnifico, nuove sono tutte le parti vocali, insomma: chissà cosa è stato veramente suonato dal vivo, ma questo "3-D" ha il sapore di quei dischi live che proponevano nuove versioni dei classici di un artista, e non la mera riproposizione pedissequa degli albums in studio, una cosa che a molti tra noi non è mai piaciuta.

Di certo l'opera non è "Made In Japan" e i Kraftwerk non sembrano possedere ispirazione sufficiente ad una nuova opera in studio, ma per gli appassionati questo box sarà una scoperta positiva e non una inutile aggiunta alla propria discoteca.


  • Takanibu
    15 giu 17
    Recensione: Opera:
    Benvenuto intanto. Ti presenti bene, sia per la proposta, che per lo scritto, che per il nickname.
    Io sono rimasto agli album in studio, quindi non so di che parli. Per essere la prima direi che parti alla grande
  • ALFAMA
    16 giu 17
    Recensione: Opera:
    io li vedo come delle sardine che saltellano nella rete del tempo boccheggiando. Bisogna saper dire basta.Sono stati dei maestri, ma il loro tempo è finito e nulla.Se si è rassegnata Raffaella Carrà si possono mettere l'anima in pace anche loro.
    • riteofspring
      16 giu 17
      Il paragone è un poco ingeneroso, ma tutto sommato ci sta pure. Resta il fatto che ascoltarli "di nuovo" è un piacere, anche se non è tanto... "di nuovo". Adesso non voglio fare quello che dice che i Maestri scarseggiano al giorno d'oggi, però nel loro campo i Kraftwerk restano insuperati, soprattutto per la stupefacente modernità e lungimiranza della loro proposta musicale.
    • odradek
      24 ott 18
      "...non voglio fare quello che dice...". Lo faccio io: i Maestri scarseggiano al giorno d'oggi.
  • Recensione: Opera:
    Ma (esattamente) in che senso "..l'opera non è "Made In Japan".."? Ma meno male, soggiungerei modestissimamente io. Sempre che né abbia capito il senso. A loro: cinque/quinti tutta la vitae.
    • riteofspring
      17 giu 17
      Nel senso che questo preteso live dei Kraftwerk non ha certo le caratteristiche di improvvisazione ed interplay che caratterizzano le migliori prove concertistiche, e che sono comunemente associate al doppio album dei Deep Purple (ma anche a "Live/Dead", "Fillmore East" o altre note cronache dai palchi). Per scelta stilistica e metodologica, la loro musica è "disumanizzata" e piuttosto asettica, e credo proprio che buona parte dell'emozione - oltre che al surround sound di qualità ultraterrena - sia dovuta al valore storico dei brani.
    • nes
      17 giu 17
    • Ah! Allora missà ché avevo (bene) inteso il senso della frase. Sinceramente non capisco chi possa anche solo (lontanamente) pensare di "paragonare" un concerto (o disco "dal vivo", seimila virgolette, ça va san dire) dei Kraftwerk ai Dip Parpol o similia.
      Credo sia puramente una questione di mera "ignoranza": o non conoscenza, per essere più precisi, dello stato delle "cose". Loro, i Teutonici-numerati di cui sopra, son sempre stati proprio (ma proprio) tutt'un'altracosa, anche quando ai primordi dei settanta si divertivano ad "inventare" con strumenti maggiormente "tradizionali", come Ella saprà. Conosco diverse persone che considerano quale unica Musica (EMME maiuquola) "possibile" quella rock, spesso snobbando pressoché completamente l'elettronicaglia e derivati. Problemi loro. Ca va sans dire (Pt.2).
    • nes
      18 giu 17
      altro che se so:
    • nes
      18 giu 17
      comunque quando si parla di capitalismo tutti hanno paura dell'armonica!
  • riteofspring
    18 giu 17
    Recensione: Opera:
    40 anni fa tutti intendevano i concerti come momento di jam, improvvisazione, scambio di idee ecspunti tra musicisti e spesso anche con il pubblico. Non è questione di genere, qualcosa ha fatto capire anche a me che i Kraftwerk non sono rock, ma le improvvisazioni e le "esagerazioni" le fecero i Gong a Piazza Navona, Terry Riley e non ricordo la location, i Tangerine Dream e poi i Weather Report al Palaeur, le Orme che ho visto per mezza Italia, Sangiuliano che parlava al pubblico di Klaus Schulze, l PFM e il Banco... è stato un modo di intendere il palco che a tratti dura ancora, cui i Kraftwerk si sono distaccati quando nessuno lo faceva, ovvero dopo il tour di Autobahn. Non mi risultano esserci (allo stato) bootleg di sufficiente qualità relativi al tour di Radio-Activity, ma quelli del periodo TEE lo testimoniano in pieno: con l'esclusione del momento elettronico-percussivo di Metal On Metal i brani venivano addirittura condensati, si trattava già di un happening estetico, di recitazione di movimenti robotici sul palco, di luci sincronizzate con i pads - tutta roba che all'epoca non apparteneva agli shows ciclopici dei Genesis ma neppure a quelli di Schulze, ti assicuro. E nemmeno a quelli di Battiato...!
  • odradek
    24 ott 18
    Recensione: Opera:
    M'era sfuggito il tuo DeArrivo. Benvenuto.
  • Stanlio
    25 ott 18
    Recensione: Opera:
    ehm, pur'ammia come a zì Ody, riBenvenuto... bona la prima (really)

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