"Adesso basta, O__O! Sono mesi che ci ammorbi con dischi inascoltabili di puro rumore! A quando qualcosa di pop e leggero, qualcosa che ti faccia amare il mondo e sorridere? Cioè, dai, non ci credo che nella tua vita t'ascolti tutta quella roba lì, ma che è?" sento risuonare nella mia testa come un ciclone. E va bene, allora. Tirate pure un sospiro di solievo: let's talk about pop, bitches!
Illusi!
Non avete ancora considerato che il sottoscritto O__O anche quando sceglie dischi pop e radiofonici da recensire vi accoltella alle spalle.
Kyary Pamyu Pamyu non è una popstar e non è una diva: questa giovincella giapponese classe '93 (!!!) è L'ANTICRISTO DELLA CANZONETTA.D'altronde, chi cavolo ha scritto che sei una ragazza che fa pop devi essere una strafiga mezza nuda in grado di scatenare ormoni incontrollabili con l'ennesima base truzza su cui sospirare? Che banalità! Che idiozia!Si può essere tranquillamente anche un'aliena, un incubo, una malata di mente, un mostro! Si può tranquillamente cantare una canzone orecchiabile evirando l'ascoltatore. Si può tranquillamente essere talmente scanzonate e drogate da diventare un trauma permanente.
Grottesca, strabordante e gioiosa, ma soprattutto, tremendamente inquietante. Sicuramente un prodotto costruito a tavolino (considerando che dietro al progetto si cela la produzione del leader dei Capsule), ma neanche tanto in verità: per accorgersene basta dare un'occhiata al blog di questa simpatica ninfetta con gli occhi a mandorla. Ci si accorge subito che non sta mica tanto bene di testa: al di là dei look stravaganti, meritano un'occhiata le sue espressioni facciali al limite della mostruosità e i suoi autoscatti con il naso sanguinante. Basta semplicemente il suo motto, ormai diventato testamento: "Cerco di sembrare carina, ma in modo traumatico.
Una che, dopotutto, si è fatta le ossa partendo come fashion blogger, come una versione orientale di Chiara Ferragni e diventata in tempo record un'icona internazionale. Della serie: dalle stalle alle stelle. Ma dove sta la rivoluzione in questo progetto che crea più diffidenza che empatia? Nell'approccio. Eliminatevi dalla testa tutto ciò che il pop più smaccatamente commerciale e frivolo vi ha insegnato, perché in Kyary non esiste niente di tutto questo. Arriva come un ciclone, trasportando con sé dei videoclip che sono vere e proprie opere d'arte, delle cose che sono insieme pulp, trash, surrealiste, dadaiste, nonsense e pop. Compare con capigliature impossibili (bonsai in testa e altre amenità) e vestiti talmente weird e da evasi da un manicomio che defecano allegramente in testa a Lady Gaga. Si è imposta anche in Occidente scatenando idolatria (in Giappone, con solo due album e un paio di anni di carriera è già diventata un'icona nazionale e ciò che ne è conseguito è un delirio di massa più grande di lei) grazie ad un rischio senza pudore, esagerando e andando ben oltre il confine che molti altri artisti pop tracciano davanti a loro. 
Sì, okay, tutto bello, ma com'è la musica?Voglio spaventarvi e quindi scaglio la pietra: Kyary Pamyu Pamyu è totalmente esente da talento musicale. Non scrive un pezzo e, soprattutto, ha una voce tremenda: sembra un criceto appena uscito da una lavatrice.E allora perché la recensisco? Perché Kyary Pamyu Pamyu riesce nell'intento di molte artiste pop occidentali che vogliono fare le stravaganti e, irrimediabilmente, falliscono. Lady Gaga, ad esempio, vorrebbe fare lo scherzo della natura di noialtri ma la sua follia si ferma al solo outfit, producendo canzoni anonime e orribili in linea con l'electropop contemporaneo. Invece no! Anche la musica di questa qui è follia pura. Talmente fuori controllo da suonare come un revolver rosa shocking puntato alla tua tempia.
Le canzoni sono strutturate come ogni pezzo pop che si rispetti, ma premono l'accelleratore su stimoli, generi e suoni differenti. Tutto "Nanda Collection" suona come un party molesto tra lolite vestite di pizzo rosa che si massacrano a suon di kalashnikov o un disincantato spettacolo circense sotto acidi. 
Ecco quindi che nell'inquetantissima "Mi (My Body)", una cantilena da endovena su base  ossessiva, arriva inaspettato uno scroscio di rumore bianco (ESATTO) e che il singolone "Invader Invader" non nasconde movenze dubstep.Al contrario,  nella cover dei Capsule "Super Scooter Happy" ci si addentra nell' 8-bit puro. Per non parlare, poi, dello sfrenato sferragliare electro di "Furisodation", dell'alienante filastrocca "Noriko To Norio" (ma da quant'è che non esce un pezzo da allegria contagiosa e così orgoglioso di essere tale?), dell'apertura da jazz notturno di quella popsong del futuro che è "Saigon No Ice Cream", della matta (e fantastica) marcetta con trombette, tamburi e xilophoni "Kura Kura", di una trash ma godibile fusione tra rock e tamarraggine j-pop dal nome  "Fashion Monster", dell'irresistibile e spaziale "Ninjari Ban Ban", della brillante "Otona Na Kodomo" o della spensierata "Kimi Ni 100 Percent". 
Il mio rigore da recensore e amante di ben'altra musica vi direbbe di non ascoltarlo, ma sarei un bugiardo. Nonostante ne uscirete fuori con il mal di testa e nonostante Kyary debba far tutto meno che la cantante; questo, volenti o nolenti, è il disco pop del 2013: talmente esagerato, avant-garde e grottesco da metterti irrimediabilmente in imbarazzo.
E chissenefrega allora se è musica "bassa" e irritante (ad un primo ascolto è un calvario, ma incredibilmente resta appiccicata alle orecchie)! Questo caos di note e vocine trasmette un'euforia schizofrenica, un'esplosione vivace di colori fluorescenti e un'armonia galattica tra la dolcezza più pura e il più sanguinario dei massacri. Ti fa venir voglia di saltellare tra fiorellini rossi con un mitra sottobraccio a gridare "Vita, io ti amo"!
Kyary Pamyu Pamyu è una delle pochissime popstar contemporanee ad avere la goliardica straordinarietà di sconvolgere davvero e di andare oltre i canoni della noiosa e invadente musica da radio. Se ne frega altamente di non saper cantare: se vuole far rumore, lei lo fa. Vi sconquassa i timpani con esplosioni di elettronica assordante, di xilophoni, di tamburelli, trombette e fa casino come le pare. E lo fa sorridendo con quel faccino talmente gioioso e da riempire di pizzicotti che nasconde il maligno. 
Gloriosamente imperfetto, sfacciato e straordinariamente coraggioso, "Nanda Collection" è qui.  E anche se lo allontanerete con tutti i vostri mezzi, una volta incontratolo ne rimarrete esterrefatti, drogati, allucinati.E il vero maleficio è che quando vi chiederanno "Ma perché lo ascolti? Perché ti piace?" non saprete dirlo con certezza. 

Carico i commenti... con calma