Capita sempre più frequente nella scena punk-core melodica attuale, che la maggior parte degli act storici che la compongono con l'arrivo del nuovo millennio e del passare degli anni tirino fuori dal cilindro album sempre più monocorde e che hanno portato molte band ad un costante declino.

A due anni di distanza da "Blaze" tornano i Lagwagon di Joey Cape e company con questo "Resolve". L'intero album è stato composto in onore del compianto Derrick Plourde morto pochi mesi prima l'uscita del disco, ex batterista della band e dei Bad Astronaut (progetto parallelo di Cape) e molto amico di quest'ultimo.

Il disco mantiene la classica impronta della band e si può dire che non ci siano stati grossi cambiamenti. E' il solito hardcore melodico californiano che gli caratterizza dagli inizi, ma purtroppo l'era di "Hoss" è decisamente finita da un pezzo. L'album offre davvero pochi spunti interessanti e canzoni certo che non risaltano per originalità e freschezza. Ci sono canzoni molto veloci, a dire la verità poche, che rimandano al passato e pezzi più stirati (passatemi il termine) in cui prevale molto più la melodia. Dodici canzoni (più la traccia acustica finale) che lasciano molto a desiderare.

I Lagwagon riescono anche qui a creare melodie divertenti e poi? Basta. I pezzi, ma questo non è un novità per loro, sono tutti contraddistinti da innumerevoli parti strumentali, alcune buoni con assoli azzeccati altre terribilmente lunghe e monotone. Dovendo scegliere gli unici episodi da salvare sono "The contortionist" con una buona dose di melodia e velocità e un ritornello azzeccato e l'iniziale "Heartbreaking music" che rimanda a "Hoss" molto veloce e coinvolgente anche se non ha certo la freschezza di pezzi del calibro di "Name dropping" o "Violins". Da salvare in parte anche "Virus" peccato solo sia un po' troppo lunga, fattore che la penalizza.

Il resto si può dire che è tutto praticamente trascurabile. Ci sono anche due pezzi mid-tempo, la title-track e "Sad astronaut" caratterizzate entrambe da una prima parte lenta e con arpeggi dolci a una seconda parte  più punk-rock che vorrebbero recuperare e copiare un loro successo passato "Alien8" ma il risultato è davvero impalpabile.

Il problema che affligge i Lagwagon è quello di essere ancorati sempre ai soliti schemi, situazione che alla lunga stanca e annoia. Non puoi sempre andare avanti a stop and go, e soliti giri, inoltre le canzoni spesso sono tirate per i capelli e allungate a tutti i costi, senza che il tutto risulti lineare, per di più in un genere caratterizzato da componimenti brevi e diretti. Per dire i Rise Against a fare canzoni più lunghe di tre minuti ci riescono, loro non tengono salda la tensione stuccando presto l'ascoltatore.

Il risultato finale è insufficiente, non basta qualche pezzo a salvare la barca che affonda. Spero per i Lagwagon che in futuro propongano qualcosa almeno di diverso anche se credo che i '90 per loro siano definitivamente tramontati.

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