Due anni dopo il mezzo passo falso di "The Neonai" tornano i Lake Of Tears con questo "Black Brick Road", e la differenza è notevole. Gli echi floydiani più eterei sono qui messi in pratica con ottima maestria, uniti a un granitico gothic rock finalmente semplice, puro, scorrevole, lontano da quello strano ibrido presente nel disco precedente.
Ottimo l'inizio affidato a "The Greyman". La voce roca di Brennare strega con un ritornello così easy listening eppure così ben fatto, si lascia accompagnare da tastiere molto settantiane e d'atmosfera (lontane da quelle pompose di "The Neonai") e le chitarre sembrano risorte dalle loro stesse ceneri, impegnate in assoli di ottima fattura e fraseggi che si fanno ora dolci e cullanti, ora incisivi, martellanti e granitici. Un inizio con i fiocchi dunque, che lascia davvero ben sperare.
A seguire un altro bel pezzo, "Making Evenings", molto più ombroso della precedente per via di un cantato in tonalità più bassa e per un'architettura melodica leggermente più complessa e intricata. In generale una canzone di ottima fattura, che richiama alla lontana i Sentenced e i Charon, a differenza dei quali però si fa meno ricorso alla roboanza dei primi e all'atteggiamento sin troppo ruffiano dei secondi (non cito gli H.I.M. perché qui siamo proprio su un altro passo).
La title track abbina alcuni elementi addirittura doorsiani o comunque settantiani a un incedere più polveroso e tipico della decadenza del gothic rock, rimanendo sulle coordinate umorali già descritte con le precedenti tracce ma aggiungendo un altro scuro mattone alla solida struttura che via via i nostri stanno intessendo, brano dopo brano.
"Dystopia" stona leggermente dopo tanto grigiore finora percepito: l'elettronica, certe parti tastieristiche e chitarristiche e il generale passo di tutta la traccia mi fanno ripensare a "The Neonai", e non è un complimento. Dalla sua va riconosciuta una maggiore varietà, non presente nelle tracce dell'altro disco, ma ciò non la salva del tutto.
Per fortuna irrompe una fitta coltre floydiana, e la splendida "The Organ" ci accoglie in tutta la sua soffice e pulviscolare atmosfera. Il gruppo di Cambridge è qui davvero molto tangibile, le chitarre si fanno rilassate e molli, il soffice organo in sottofondo tratteggia indecifrabili pennellate a china, e il cantato di Brennare è qui al massimo dell'ispirazione, malinconico e a tratti toccante, soprattutto in certi momenti della canzone, pregni di pathos e eleganza finemente malinconica.
Il disco scivola piano piano verso le sue ultime battute, e finora l'impressione è stata buona. La vivacemente gothic (che paradosso!) "A Trip With The Moon" riscalda l'atmosfera dopo il dolce torpore nel quale eravamo caduti con "The Organ", e da essa il passo verso la finale, schizzata "Crazyman" è breve (tralascio volutamente le due canzoni poste in scaletta tra queste due, perché prive di mordente o di personalità). L'ultima traccia stupisce realmente. La voce si fa acida e corrosiva (un quasi grind), le chitarre più corpose, massicce e granitiche, e tutto l'incedere in generale si fa più aggressivo, schizzato e folle, con un drumming qui veramente portante e degno di nota. Nonostante il cambio di rotta così imprevisto i canoni di orecchiabilità finora seguiti sono tutt'ora presenti, e la traccia si fa ascoltare che è una meraviglia.
L'album termina qui, e per l'ascoltatore che precedentemente aveva sentito "The Neonai" sembreranno due gruppi totalmente diversi. Eppure i Lake Of Tears sono questi, prendere o lasciare. Estrosi, folli, in grado di attenersi alle più ferree e scontate leggi di mercato prima e di produrre poi un disco potente, facile da ascoltare e sicuramente più apprezzabile e duraturo della precedente release. Non posso affermare che sia la loro miglior produzione (devo ancora sentire i dischi più vecchi), ma se la qualità di base è questa è un vero peccato che questa band sia così poco conosciuta.
Elenco tracce testi e video
01 The Greymen (04:45)
Such a dark cold way and it enters through your breathing everyday
What a dark old way to stay the same
As it enters through your breathing, close your eyes and feel them turn it grey
Oh, heart of gold, spring time life and laughter borne, now you wander there alone
Down that way where life is a bad place, life is a sad place, always
Such a dark cold way and it enters through your breathing everyday
What a dark old way to stay the same
As it enters through your breathing, close your eyes and feel them turn it grey
Oh, heart of stone, nights were there for you alone, now the greymen linger long
And nights are cold and hard and days are slipping away paced, moving on always
Such a dark cold way and it enters through your breathing everyday
What a dark old way to stay the same
And it enters through your breathing everyday
Such a dark old way, it stays the same
As it enters through your breathing,
close your eyes and feel them turn it grey
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