Penso che "Stairway", capolavoro della musica del ventesimo secolo, si meriti una recensione personalizzata:

il pezzo inizia (canale stereo sinistro) con una lenta discesa armonica dal LA minore al FA che "risolve" e si acquieta di nuovo in LA minore, arpeggiata da Page su una chitarra acustica a 6 corde: é subito magia, vi sono alcuni abbellimenti di nona e insomma la progressione é talmente ricca, interessante e soprattutto suggestiva da far rizzare subito le orecchie.
Alla sua ripetizione, John Paul Jones ci mette del suo e riempie il canale destro con un mellotron settato su un registro di flauti. Una melodia con un'armonizzazione, un pelo approssimative nell'esecuzione ma stupende nella linea melodica. L'atmosfera già creata dalla chitarra si arricchisce, da folk a progressive.
Entra, al centro, l'inconfondibile timbro di Plant che comincia a narrare di questa signora che sta comprando una scala verso il cielo...il testo é suo, il significato non é ben chiaro ma non importa le parole sono ricercate e insolite, giustamente adatte allo spirito del pezzo (per ora) così etereo ma anche solenne. La linea melodica seguita dalla voce é semplice, ma il giro armonico che la sostiene é talmente irresistibile che viene da pensare che un cantato più complesso avrebbe troppo "coperto" il sublime cesello di chitarra e flauti...insomma, quando una canzone é perfetta, é perfetta!
Dopo un paio di strofe e un "giro" solo strumentale (sono trascorsi due minuti e rotti), l'acustica con un preambolo in SOL riattacca in LA minore con quello che é il ponte ("...Makes Me Wonder...") della "parte seconda", chiamiamola così, del pezzo. Il posto dei flauti é preso nel canale destro da una dodici corde elettrica, suonata molto dolcemente per dare un timbro rotondo e ricco di armoniche. Non fa che raddoppiare il lavoro dell'acistica sull'altro canale, ma il "mix" stereo delle due chitarre, impegnate sempre in un arpeggio di La minore ma diverso dal precedente, più epico e romantico, é veramente una gioia per le orecchie.
Il ritmo intanto é leggermente accellerato. Alla terza strofa "entra" senza bussare Bonzo Bonham, tirando per la giacchetta Page che accellera ancora, nonché Jones che inizia a riempire una pista di basso suonando le toniche e poco altro.
Bonham é semplicemente magnifico: batterista rock se mai ce ne é uno, con un accompagnamento all'apparenza semplice ma creativo e inimitabile (i batteristi che mi leggono lo sanno), un suono pastoso e rotolante che é una goduria (in particolare le "spiattate" sostenute dalla sua celebre cassa e lanciate dalle rullate sul rullante a chiusura di strofa), infonde al pezzo potenza e penetranza.
Dopo quattro strofe la canzone si acquieta un attimo, ma subito riparte con una fanfara di 12 corde elettriche (almeno due) in unisono, di inaudita bellezza: siamo in RE, che modula al DO e poi al SOL, é il passaggio armonico più classico che si possa fare sulla chitarra, buono anche per i neofiti e presente in centinaia di canzoni, ma qui é sublime! Tutto! Il suono, il contesto nel senso di ciò che é stato suonato e cantato prima...e poi la divisione ritmica...insomma il pezzo sale al piano di sopra con stacchi da brivido e un proverbiale, ritmicamente geniale, lancio della terza parte con l'assolo di Page.
Votato in non so quale recente refrendum come "l'assolo di chitarra più bello del rock" é sostenuto armonicamente da una classica discesa LA minore, SOL, FA (intanto sono arrivate le chitarre elettriche "normali", a 6 corde, ad accompagnare). Pare che Page abbia eseguito il solo su una Telecaster e ciò è incredibile, il suono é grosso, pieno, armonico, da Les Paul insomma... Lo sviluppo melodico é bellissimo, generoso, vero cibo sonoro per le orecchie e il cervello. Page ci strappa il cuore inerpicandosi per la tastiera fino a un RE superiore, all'ultimo tasto della sua chitarra. Bonham intanto accompagna swingando alla su maniera, cioé assolutamente potente e "grosso".
Spiattata di Bonham e torna Plant: una bestia! Una sirena industriale! Niente più folk! Il suo falsetto strapotente, sulla stessa base LA-SOL-FA ora sincopata, si mette in lotta con l'altra bestia dietro la batteria. Bonham picchia duro e quando lui picchia non c'é scampo: il panorama sonoro é devastato da cassa, piatti, rullante. Page e Jones eseguono gli staccati lasciando il campo alle due furie che si accapigliano: solo una voce come quella di Plant può emergere dal tuono ritmico di Bonzo, e a fatica poi ce la fa anche Page, con dei bicordi sugli acuti carichi di reverbero che portano il pezzo allo stop di pre-chiusura, seguito da una (leggermente pleonastica, unico difettuccio di questi 8 minuti di perfezione) frase di coda del solo Plant.

Come tutti i capolavori "Stairway" non stanca mai. Von Karajan disse che sarebbe inutile un riarrangiamento del pezzo: é perfetto così. E' il commento migliore che abbia letto in questi primi 35 anni di "Stairway".   
 

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