Quarto capitolo della saga cinematografica tratta dall'omonima serie televisiva, "Rotta verso la Terra" (1986, titolo originale "The Voyage Home"), diretto da Leonard Nimoy - che veste i panni di attore-regista una seconda volta, in seguito all'antecedente "Alla ricerca di Spock" - sotto l'egida della Paramount, si segnala in primis per un effettivo cambio di rotta in termini di ambientazione, tematiche, intreccio e taglio umoristico, rispetto ai primi lavori.
Se il precedente lungometraggio si conclude con l'esplosiva distruzione di un pianeta "neonato", questo apre le danze con la necessità di salvarne uno mediamente antico, il nostro: una sonda di origine sconosciuta dalle parvenze monolitiche, nel tentativo presunto - grazie ad un'intuizione dell'ufficiale scientifico Spock - di comunicare con delle balene megattere (una delle più antiche specie animali del globo, ormai estinta nel ventitreesimo secolo, sede dell'ambientazione temporale della saga), raggiunge la Terra seminando - indirettamente, ovvero come non agognata conseguenza della propria ricerca - distruzione sul suo cammino, rischiando seriamente di compromettere la sopravvivenza della Terra stessa. Lo storico equipaggio della nave federale Enterprise, che nel tentativo di salvare Spock - avente luogo in "Alla ricerca di Spock" - si viene a trovare, in seguito a varie vicissitudini, a bordo di una nave Klingon (alieni da sempre avversi alla Federazione), in un settore spaziale distante dal pianeta, venendo a conoscenza della situazione decide, nella persona dell'Ammiraglio/Capitano J.T. Kirk (William Shatner), di tentare un viaggio nel tempo finalizzato a recuperare degli esemplari di balena megattera nella Terra del passato (fine ventesimo secolo), nella speranza che tale espediente possa fornire una risposta adeguata ai tentativi di comunicazione della sonda e conseguentemente salvare l'umanità. Dunque la fantascienza del viaggio astrale, del conflitto interstellare, del contatto diretto con nuove forme di vita, lascia prestissimo il posto a qualcosa di molto più concreto, terreno, "terrestre": il mondo contemporaneo, e le contraddizioni (spesso in chiave ironica e assai godibile) nascenti dal confronto tra individui provenienti dal futuro con esso. E nel contatto con e fra diversi tipi di realtà, emergono più facilmente alcune contraddizioni quotidiane.
E' il caso della Logica, personificata in Spock, che dichiara inammissibile, dunque non-logico, "cacciare una specie - le balene megattere nel caso specifico - in via d'estinzione", pena disastrose future conseguenze (ma la razza umana, si sa, "logica" lo è stata difficilmente).La tesi a sfondo ambientalista di Nimoy è che, disponendo senza riguardo alcuno delle risorse naturali, anche in termini di specie animali, l'uomo possa intervenire artificiosamente in un ciclo millenario, togliendo una chiave di volta che provoca un decadimento a catena di tutto l'impianto. Interessante in tal senso la scelta della balena, mammifero come l'uomo, ma di ben più vaste dimensioni e trascorsi, il cui affascinante canto "comunicativo" rimane per noi ad oggi un mistero irrisolto di comprensione, come specie protagonista; indovinata la rappresentazione visiva della sonda aliena, scevra, quasi incolore, metafisica, un logos incomprensibile quanto il canto di cui sopra, ma di impatto decisivo, "vitale". Troppo impegnato in guerre intestine e (il film, inutile sottolinearlo, è stato girato con i due "blocchi" ancora saldamente attivi) minacce termonucleari globali, l'uomo ritiene di dipendere esclusivamente da sé stesso, non riesce a comprendere che anche e soprattutto eliminando ciò che lo circonda, correrà il serio rischio di determinare la propria, di estinzione.
Pur tra qualche intoppo e qualche imprevisto - il comandante Chekov (Walter Koenig) nelle mani poco sapienti e "arretrate" della medicina, dal nostro punto di vista, moderna; il prezioso aiuto di una biologa marina (Catherine Hicks), che abbandonerà il proprio tempo per accompagnare l'equipaggio nel loro e quant'altro -, Kirk porterà a termine la missione.
A livello di dinamica dei personaggi, nell'incontro-scontro tra passioni umane e distacco "vulcaniano" - Vulcan è il pianeta d'origine di Spock, il quale ha però madre terrestre -, l'alieno con le orecchie a punta, incapace di rispondere alla domanda "Come ti senti?" in apertura di film - esulando la questione da un approccio logico - riuscirà, grazie in primo luogo al supporto di Kirk e McCoy (medico di bordo, DeForest Kelley), che si affidano più ai suoi "dubbi - a un ragionamento logico probabilistico di chi ha però appena vissuto un'esperienza oltre la logica stessa, dunque "perfetto", completo, compiuto - che alle certezze di molti altri", ad ultimare la propria rinascita, a dare un senso finalmente compiuto al quesito, a dare e darsi attiguamente la risposta. E la risposta - in senso lato - che cerca di trasmettere Nimoy è paradossalmente semplice: spesso si trova qui, sulla Terra, spesso non occorre viaggiare in spazi stellari ed ultraterreni, ma osservarci un po' più in maniera introspettiva, per capire ed eventualmente risolvere. Nel complesso, non un capolavoro (di certo per i non appassionati), ma a parere di chi scrive, uno dei vertici della saga.
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