La Gioconda, pittura ad olio su legno di pioppo (Parigi, Museo del Louvre, 1503-1506)

Il sorriso enigmatico? L’autoritratto di Leonardo stesso? Quali significati metafisici ha questo dipinto? Io dico: nessuno! E bollo, a mio modesto giudizio, come boutade (se mi è concesso il francesismo) tutte le fantasiose e astratte ipotesi che tendono a dare al quadro un senso che non ha, un significato che il Genio Leonardo da Vinci non ha voluto attribuire al dipinto.

La natura dell’Uomo, però, tende sempre alla conoscenza, alla verità, dimenticando allo stesso tempo il difetto della natura umana stessa: l’incompiutezza dell’essere dell’Uomo si manifesta nella sua stessa finitezza, nella sua impossibilità di conoscere l’infinito, di raggiungere una verità certa. Nonostante tutto, però, non è detto che sia inutile ricercare la verità; è possibile tendere ad essa, approssimarla. E allora l’Uomo, osservando questo piccolo ritratto (appena 77 x 53 cm) si domanda, spontaneamente: “Che cosa ha voluto dirci Leonardo?”

Da questa domanda nascono tutte quelle ipotesi che vogliono attribuire alla Gioconda (donna che, molto probabilmente, è realmente vissuta: tal Lisa Gherardini, nata a Firenze nel 1479 e moglie di Francesco di Zanobi del Giocondo). C’è chi ha sostenuto che si tratti di un autoritratto androgino di Leonardo stesso (si è proposta anche l’indecente idea di riesumare il corpo dell’artista), chi si è spinto oltre tentando di attribuirle un significato alieno. Troppa fantasia, troppi voli d’immaginazione. Il Genio di Leonardo non sta in queste assurde fantasticherie. Il Genio è un talento sottile, discreto, che si manifesta con semplicità e grandezza allo stesso tempo.

E allora in questo dipinto, ovviamente sottolineo (per quanto possa apparire superfluo) la perfezione tecnica di Leonardo: l’uso magistrale del chiaroscuro sul volto, corrispondenti alle diverse variazioni delle superfici del viso e al concetto stesso di chiaroscuro di Leonardo, cioè alla sua concezione dello spazio. La stessa figura della Gioconda dipinta con delicatezza, quasi con discrezione ma allo stesso tempo con una perfezione anatomica spiazzante, ci mostra la figura di una donna non bellissima, ma perfetta nella sua imperfezione e questo testimonia l’inarrivabile talento artistico del Genio. Sarebbe sbagliato, però, soffermarci soltanto sui particolari ben descritti della figura principale, perché in questo quadro anche il paesaggio retrostante è parte integrante del dipinto. Costituisce un unicum inscindibile ed irriducibile, persino l’aria ha forma per Leonardo (notare l’atmosfera “vaporosa”). Lasciamo da parte, ora, questa sterile descrizione tecnica, che è stata inutile, perché dalla pratica si può risalire alla teoria, si può comprendere al meglio il significato connotativo della “Gioconda”.

Essa rappresenta il concetto di creazione di Leonardo. Non una creazione divina, attenzione, qui si tratta di un elogio empiristico della Natura. Il Genio l’ha studiata per anni come fisico, scienziato, anatomista ed unisce tutte queste idee ricavate dall’esperienza in quest’opera superba. Il tripudio della vita, del creato, che trova il suo punto massimo nella raffigurazione della Donna, la Gioconda appunto. Così come Dio dalla costola di Adamo (secondo la Bibbia) crea Eva, raggiuggendo così l’apice della creazione, così la Monna Lisa rappresenta per Leonardo la massima espressione della vita, della Natura in sé. In questa perfetta unione tra cosmo, natura terrena e natura umana, in questo scenario armonico la donna, la Gioconda, si compiace di se e della Natura. Il suo sorriso discreto, “enigmatico”, è proprio il simbolo di questa gioia, di questa compiacenza dell’esistere. La “Gioconda”, quindi, come sublime espressione dell’Esistenza, dell’Essere che è nelle cose, nella Natura e nell’Uomo.

L’apice del genio di Leonardo si racchiude in questo piccolo dipinto, dove si può senza difficoltà scoprire il Leonardo fisico, pittore, anatomista, umanista e studioso della Natura, in una splendida fusione tra Scienza e Filosofia.

In una parola: Il Leonardo artista.

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