Un figlio è diventato un sogno chiuso in un cassetto che ancora non sono riuscito a forzare. Sto provando diversi grimaldelli che al momento non appaiono efficaci. Ho pensato anche di non essere abile come scassinatore eppure non avrei mai immaginato che un comune cassetto diventasse una fortezza così difficile da espugnare. E pensare che in gioventù ero così ingenuo che le chiavi giuste le gettavo…

A trumpeter’s lullaby è una ninnananna. Forse è LA ninnananna. Ben lontana dalle filastrocche intimidatorie che potevano cederti ai carnefici della notte. Se tutto andava bene la befana era il pericolo più allettante ma se Morfeo si fosse incautamente trattenuto all’osteria ci avrebbero pensato il lupo o l’uomo nero. Questo quando il miele placava i colpi di tosse.

Non c’è una voce suadente che accompagna la melodia, anzi. Esiste anche un intermezzo per fiati ed orchestra che espugna la scena mentre lo vedi dondolare sorridente su un cavalluccio rosso. Chiamatemi anche demagogo, nostalgico, idiota ma non voglio neanche immaginare di vederlo a rincretinire di fronte una lampadina artificiale che spara stupefacenti immagini di plastilina modellata. Che creano una innaturale dipendenza.

Chi avrebbe immaginato che una ninnananna venisse suonata da uno strumento così invadente come la tromba. Di solito si pensa ai carillon generati dalla coda retrattile di una coccinella o dalla leggerezza di alcuni archi ben pizzicati. In questo caso fanno un’ottima compagnia.

Lei regna egemone. E non tutti possono permettersi di gestirla a dovere. La versione più comune è quella interpretata da Roger Voisin con la Boston Pops Orchestra sullo sfondo. Tagliente, forse inadatta. Tecnicamente ineccepibile ma, per me, non la migliore. Al Hirt ne fa una già più pertinente. La più bella, forse. L’orchestra è la stessa e si sente. La sua tromba è paragonabile ad una carezza, a qualche dolce buffetto sulle guance.

La mia preferita è però un’altra. Sul piano emozionale è la più efficace. Immaginate la fragilità di un bimbo protetta dalle poderose mani di un gigante di colore. Forse il più buono tra gli “uomini neri” che ci intimorivano sul far della sera. Anche una piuma si sentirebbe al sicuro tra i suoi labbroni. Specialmente se cingono una pur sempre invadente tromba. Lui è Wynton Marsalis e la London Promenade Orchestra funge da ombra.

La ripresa al termine dell’intermezzo orchestrale (01:46) e il picco d’archi (02:38) aiutano il cuore a generare almeno una goccia d’emozione. Non preoccupatevi di lacrimare semmai dovesse succedere. Mettetela su mentre guarda le api girare in tondo tentando invano di afferrarle.

Se dovessi riuscire ad imitarvi ve lo farò sapere. E la ascolteremo insieme.

Elenco e tracce

01   A Trumpeter's Lullaby (02:47)

02   (1) Jazz Pizzicato (2) Jazz Legato (03:17)

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