Una volta questi qua, a quanto mi è dato sapere, non erano così sconosciuti come sono adesso - anzi sembrerebbe che quando uscì, nel 71, questo disco ebbe anche un discreto successo - salvo poi essere completamente dimenticato dall'ascoltatore medio. Ma questo, anzi, può tornare utile per fare i saputelli e tirare fuori "la rarità" nelle discussioni musicali ("Jethro tull?..." - sorriso sprezzante - "...e i Lindisfarne li conosci?" - sorriso sprezzante, ecc).
Il problema nel recensire un disco come questo è chiaro e ben definito: si tratta di musica Folk-Pop, ossia, si tratta di musica sulla quale si può discutere per al massimo dieci secondi senza diventare noiosi. Che si può dire, gli accordi folk sono sempre quelli, il cantato umile, sincero e sentimentale lo avete presente, le moody schitarrate acustiche sono ben note a tutti, sulla lista abbiamo anche i coretti ritornellosi, l'armonica a bocca, la malinconia campagnola, e tutti gli altri crismi del genere. Leggo proprio ora - a conferma di quanto detto in apertura - che quest'album, per dirla con soppesato birignao, "topped the charts and did hit #1!".
In effetti la cosa buffa è che ogni canzone su quest'album è terribilmente ben scritta e all'orecchio piacevolissima; "Meet me on the corner" apre il disco ed è una super moody armonico-supportata canzone, che è sicuramente preferibile a molte altre nel caso ci si ritrovi con una chitarra in braccio e una tipa da martellare - per esempio. Poi si dice tanto "folk" ma in realtà mille sono le sfumature di questo glorioso genere musicale, e in questo disco c'è quasi una canzone per sotto-genere: per gli sbronzi c'è "Allright On the night", per i Newcastliani la title track e per i lord scozzesi non manca all'appello la "Scotch Mist" - ah e come sviolinano i violini nell'entusiasmo bretelloso della conclusiva "No time to lose", mi viene il fiatone, quasi.
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