Usualmente, almeno in Italia, l'attore inglese Malcom McDowell viene associato al personaggio di Alex DeLarge protagonista di "Arancia meccanica". Ma facendo così non si rende giustizia a McDowell , poiché si dimentica il suo esordio (e che debutto!) nel film "If..." diretto da Lindsay Anderson nel 1968 e premiato con la Palma d'oro al festival di Cannes nel 1969. Un film che merita di essere rivisto e che desta meritatamente l'attenzione dello spettatore, con la stessa forza di un sasso tirato in piccionaia contro certo perbenismo ipocrita anglosassone.

Opera fra le più rappresentative (forse la più significativa) di quel frangente storico a chiusura degli intensi anni 60 e immersa nell 'atmosfera della cosiddetta contestazione generale che investi' le società moderne dell'epoca., "If..." è ancora oggi un film che prende e spacca. Il regista Lindsay Anderson, figlio inquieto di una famiglia altolocata britannica,, fu tra i promotori del Free Cinema inglese (o cinema arrabbiato ) dei primi anni 60, nonché estimatore e seguace di un autore come Jean Vigo.

La vicenda rappresentata si svolge entro una tipica scuola privata anglosassone (il Cheltenham College), retto da metodi disciplinari rigidi con tanto di ricorso a punizioni corporali, inteso a forgiare i futuri componenti della classe dirigente. Dietro un richiamo ad un generico spirito di corpo, si cela un sistema di vessazioni, angherie, bullismo da parte degli studenti anziani verso le matricole (definite "scum" ovvero escrementi). Un sistema ipocrita, fascistoide e violento che abbrutisce gli individui.

In questo ambientino veramente plumbeo, c'è però una variabile impazzita costituita da tre studenti anziani che non intendono avvallare simili metodi. Si tratta di Mick Travis (il folgorante Malcom McDowell), Wallace e Johnny che spiccano come i contestatori del college . Non sono certamente equiparabili ad apostoli della non violenza, dal momento che sono convinti che "la violenza e la rivoluzione sono le uniche azioni pure". Ma la loro violenza anarcoide ha un carattere purificatore e liberatorio, refrattario a scendere a compromessi riformisti nell 'intento di cambiare il sistema marcio dall' interno. Sono semmai fautori di un suo abbattimento per creare le condizioni idonee alla nascita dell'uomo nuovo già teorizzata dai filosofi marxisti. La loro ribellione li porrà in urto con le autorità dell'istituto ma , nonostante i metodi sanzionatori subiti, avranno modo di attuare una sanguinosa vendetta verso tutti i servi del sistema in occasione della festa di fine anno al college.

Film tipico del '68, "If..." vanta tante buone ragioni per essere riscoperto ed apprezzato. Innanzitutto Lindsay Anderson è abile nello spiazzare, con tocchi surreali, lo spettatore alternando scene girate a colori con altre in bianco e nero, per rimarcare lo stacco fra dimensione immaginaria e realtà corrente vissuta nel college. Una tecnica innovativa che ritroveremo poi in alcuni film di Quentin Tarantino.

C'è poi la notevole recitazione di Malcom McDowell, nei panni di Travis, che non può passare inosservato. Quello che spicca è in particolare l'espressione del volto, in perfetto equilibrio fra innocenza e sagacia tanto da porlo in pieno distacco rispetto a qualsiasi interlocutore. Basterebbe ricordare la scena in cui si rivolge spontaneamente e sfrontatamente verso un suo superiore (tale Rowntree) che gli risulta insopportabile per il modo in cui elargisce, dalle sue "dita frigide", regalie ai sottoposti. Inevitabile sarà la fustigazione subita, ma i suoi propositi rivoluzionari ne usciranno rafforzati. Inutile dire che quando Stanley Kubrick vedrà "If..." saprà chi scegliere come attore protagonista di "Arancia meccanica" .

Infine è rimarchevole la parte finale del film, perché da sola vale il prezzo del biglietto. Quel finale catartico ed esplosivo costituisce, a mio avviso, la miglior rappresentazione di quanto auspicato da certa filosofia marxista, secondo cui occorre passare dalle armi della critica alla critica delle armi. E se oggi tutto ciò può sembrare iperbolico, non bisogna dimenticare che alla fine degli anni 60 si indossava l'eskimo e da buoni rivoluzionari si condivideva certa prassi rivoluzionaria. Certamente non si immaginavano certe derive terroristiche che si verificheranno negli anni di piombo (nella decade dei 70).Un motivo quindi ulteriore per rivedere un film così particolare.

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