In New Zealand Maori mithology, the whale is said to be a guardian spirit who watches over his people at sea...
Affascinato dai colori sottomarini della copertina e conoscendo la bravura di Lisa Gerrard, ho acquistato già da tempo il suo ultimo lavoro: Whalerider (4AD 2003). Una colonna sonora di un film di cui non sapevo (e non so) assolutamente nulla.
Un rapido ascolto mi era sembrato sufficiente per accantonare il disco definitivamente.
Ma se è vero che ogni musica ha il suo momento, oggi per me doveva essere arrivato quello di Whalerider.
Capitatomi tra le mani quasi casualmente ho pensato di dare una seconda chance al disco, ma stavolta ho deciso di ascoltarlo con maggiore attenzione, utilizzando le cuffie. È stata una scelta felice e sorprendente.
Infatti, le ambientazioni sonore che la Gerrard ha inventato in Whalerider richiedono l'assenza totale di distrazioni ed una concentrazione pressoché assoluta.
I suoni del mare, delle onde aprono il disco, poi ci si immerge gradualmente nell'acqua. Fin dal principio i sintetizzatori catturano attenzione, creando una sensazione di sospensione dal tempo e di isolamento.
Non è per niente facile descrivere ciò che avviene.
Ma come trascorrono i minuti l'attenzione per la musica si fa via via crescente fra echi, voci, richiami di sirene, ritmi tribali. La musica è prevalentemente elettronica, presentando, però, elementi che contrastano la possibile monotonia, ad esempio, quando nel brano "Pai Theme" compare il pianoforte di Phil Pomeroy.
Le atmosfere sono fosche, tenebrose. La voce, stranamente, non è un elemento di primo piano, ma si unisce in maniera omogenea alle altre componenti sonore. L'impressione globale è che Lisa Gerrard sia riuscita in Whalerider, come in altre occasioni, a creare una musica che è fuori dal tempo. Moderna e antica insieme.
Una musica non facile, spirituale, non per tutti forse, ma sempre intensamente affascinante.
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