…E in pochissimi si ricordano di Loggins & Messina, un duo country rock che ebbe il suo quinquennio di gloria più meno nella prima metà degli anni settanta. L’album in questione è il loro sesto ed ultimo in studio e risale ai primi giorni del 1976.

Entrambi compositori, con Loggins più cantante e frontman e Messina più chitarrista e produttore, si integravano e completavano a vicenda perfettamente. Nell’ottima stagione country rock degli anni settanta (Eagles, Poco, Dan Fogelberg, Firefall, Manassas…) sono fra quelli che hanno avuto più successo.

La voce di Kenny Loggins, nativo dalle parti di Seattle nell’Ovest USA vicino al Canada, è chiara e tenorile, gioiosa e sonora, adatta al pop e… alle colonne sonore (vedi dopo). I suoi strumenti sono la chitarra acustica e l’armonica.

La voce di Jim Messina è pure chiara, meno spinta sugli acuti anche se non poi di tanto, ben strutturata e morbida. Anche per quel suo fraseggio jazz blues, sembra talvolta un James Taylor diciottenne. Strumentalmente è il classico californiano che sa mettere le mani alla grande su molti strumenti a corda, compresi banjo e mandolino eccetera, ma dove eccelle è sulla chitarra elettrica, in ragione di uno stile ed un suono riconoscibilissimi, molto percussivi e puliti, fonte di una specie di funky country tutto suo.

La costituzione del duo fu accidentale. Messina, dopo anni in giro per concerti in qualità di membro di Buffalo Springfield e Poco, intendeva passare al ruolo di produttore a tempo pieno e in questa veste aveva preso l’incarico di mettere insieme il disco d’esordio di un promettente cantautore a nome Kenny Loggins. Alla fine delle registrazioni però era di tale rilevanza il suo contributo in termini di composizioni, cori, chitarre, arrangiamenti, suoni, che la casa discografica forzò i due a proporsi come coppia paritaria, rimandando così la carriera solista di Loggins di qualche anno.

Il disco in questione è l’ultimo in studio della loro carriera. Seguirà un epitaffio dal vivo e poi, molto più in là, sporadiche ricostituzioni del sodalizio per qualche giro di concerti. E’ il più debole della loro storia… il country rock degli inizi è ormai diventato un pop rhythm & blues mainstream senza particolare mordente. E’ evidente in questa sede come Loggins si sia stufato di affidare all’amico gli arrangiamenti dei suoi pezzi, con la conseguenza inevitabile di farli suonare assai country rock essendo il suo socio uno dei padri fondatori del genere, ed ora preferisce metterli in mano a qualche orchestratore professionista sì da renderli molto più “adulti”. De gustibus.

Non vi sono episodi rilevanti tranne l’abbondante “Pretty Princess”, in virtù soprattutto di uno straripante solo di sax. La classe comunque non è acqua e l’opera è ben fruibile… Gente che ci sa fare, specie Messina. In ogni caso troppa orchestra per me, troppo poco rock per i miei canoni.

Loggins di li a qualche anno farà un pacco di soldi coi suoi album solisti e in particolare con alcune canzoni inserite in stravendute colonne sonore (tipo “Footloose”). Messina no, nondimeno rimane decisamente il mio preferito della coppia: è un chitarrista riconoscibile in cinque secondi, per chi ne sa di chitarrismo.

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