Sono innamorato di questo disco, intendo proprio cotto come una pera, quindi non aspettatevi una recensione obbiettiva, forse neanche convenzionale, ma tanto sono anche l'unico a recensire i dischi di Lone qui. Maturità, rifinitura, perfezione, questo era il mio timore nell'ascoltare i lavori di Marc Cutler nel corso degli anni, per la precisione dal 2007, quando si separò da Andy Hemsley nel loro progetto Kids in Tracksuits. Bio, storie, ma chi se ne frega, parliamo di musica, nostalgia e anni 90. Uno sguardo più indietro che avanti, ma sempre unico, un emulatore balordo. Questo è il mondo di Lone, un mondo per vecchi che si alzano dalla sedia quando sentono una TB 303, un tappetone, un sample breakbeat o la cassa in quartina. Gente come noi che rompeva gli zebedei agli onesti e innocenti DJ in console, chiedendogli i titoli dei vinili. Lil Louie, Orbital, LFO, Masters at Work, artisti che ci facevano sognare con il loro sound. Ma c'è un particolare curioso: Cutler non ha vissuto niente di tutto questo, si limita a replicare e reinventare quell'universo analogico, finendo quindi in una insolita singolarità tra vecchio e inedito. Perché se quasi tutto è familiare, qualcosa suona stranamente nuovo.

Siete ancora qui? Always Inside your Head è il culmine di tutto questo, sublimato da tanti anni di altrettante valide uscite. Un disco estivo, perennemente. Mai un pezzo brutto o inutile dal buon Cutler, pero' mancava sempre quel passo cruciale, che qui è finalmente riuscito. Il titolo è perfetto, così come la copertina: un vero e proprio party in paradiso, un'apoteosi di melodia, visioni idilliache, relax e bordate ritmiche casuali. E come da programma AIYH non se ne vuole andare dal mio lettore, lo associo ormai alla mia amata casa al mare, con le sue verdi pinete, il caldo, il mare e la salsedine, le interminabili camminate. Ormai ogni traccia del disco mi porta li' e spero che anche voi troviate il vostro totem. "Nessuno può dirti se sei innamorato, lo sai solo tu", mi sembrava recitasse così. Dimenticavo! Per la prima volta un disco di Lone è cantato, con la voce di Morgan Diet praticamente sempre presente, ma non cambia poi molto poiché è implementata come uno strumento. I suoi interventi pesantemente filtrati, spezzettati e hyper elaborati finiscono per entrare in simbiosi con tutte le tracce, creando una straordinatia omogeneità.

I generi trattati variano tra downbeat, ambient, breakbeat, techno, house con toni balearic in brani come "Inlove2", dove la prima parte non si sa dove stia. Ma siamo sempre e inequivocabilmente negli anni novanta, coi piatti Technics per intenderci. In fondo non ho per niente voglia di menzionare i nomi delle tracce, tra l'altro messi giusto per scrivere qualcosa, piuttosto prendete con voi questo capolavoro pazzesco suonandolo a caso, ovunque andiate sarà un piacere.

Finisco qui e torno nel mio Shangri La. Peace e buon mare a tutti.

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