I Lord Gore, band americana che incide per la Bones Brigade (attivissima label francese), hanno voluto rendere palese fin dalla scelta del nome il loro intento musicale: nonostante nutra sempre seri dubbi sui lavori di questo tipo, devo dire che questo mi ha lasciato favorevolmente stupito.
In mezzo a una massa di gruppi Gore Grind veramente indegni di essere ammessi nel novero dei gruppi metal, questi ragazzi si distinguono per doti compositive e per professionalità. Il sound di questo album si rifà, direi più che apertamente, a quello degli Impetigo e dei primi lavori dei Carcass, la band inglese che ha “inventato” il genere del Gore Grind, e in particolare al fondamentale “Reek Of Putrefaction”, il loro esordio. Questa mia asserzione, se da un lato può colpevolizzare i Lord Gore di plagio, dall’altro rende l’idea della strada intrapresa dai nostri: non sono infatti molti i gruppi che, dal1988 (anno di uscita della sopraccitata pietra miliare) ad oggi si sono cimentati nell’impresa di proseguire il discorso iniziato con quell’album. Anzi, a dire il vero, gli attuali gruppi Grind fanno a gara a chi produce il disco meno ascoltabile e più fastidioso (è il caso dei vari Intestinal Disgorge, Artery Eruption e molti altri) offrendo di fatto agli ascoltatori dei prodotti infimi ed inutili.
Questo complesso, invece, ci porge un lavoro che ha solo una scorza di rozzezza, ma è in verità abbastanza curato: infatti sebbene tenti di ricreare le malsane atmosfere tipiche del genere, si capisce che è un intento perseguito ad arte e nient’affatto casuale. Perfino il livello tecnico è molto simile a quello di Steer e compagni, ovvero non eccelso ma abbastanza alto da consentire di suonare in modo preciso e sostenere tempi e passaggi non facilissimi. I chitarristi viaggiano su standard discreti (riff abbastanza semplici e accordi di indubbia potenza ma di media difficoltà) anche se non di rado si lasciano andare a scale che non potrebbero eseguire senza una buona perizia. Il batterista svolge altresì un lavoro molto buono e passa da tempi più tipicamente Metal ad altri punkeggianti, come vuole la tradizione del Grind. La voce, come c’è da aspettarsi, passa dal classico growling ai versi “brodosi” consueti in questo sottogenere del Metal.
Ma la vera ciliegina sulla torta è la produzione, sporca, marcia, che riesce nel 2004 a suonare esattamente come quella che ha reso grandi tanti lavori del passato: è forse questo l’elemento che, più ancora degli altri, avvicina questo cd a capolavori (passatemi il termine) come “Reek Of Putrefaction” o “Symphonies Of Sickness”. E a completare l’opera ci sono le consuete Intro porno-demenziali che per fortuna, a differenza di molti altri, non risultano mai esagerate e non si prendono affatto sul serio. E’ chiaro che questi ragazzi non inventano nulla di nuovo, ma il forte gusto retrò di “Resickened” non può che accattivare chiunque ami o abbia amato i primi dischi del genere, quelli da cui è iniziato tutto. A differenza di altri validi gruppi Gore Grind come gli Impaled, che hanno preferito attingere dal lato più Death dei Carcass (quelli di “Necroticism…” per intenderci), questo va a riesumare (è proprio il caso si usare questo verbo) il sound dimenticato da tutti, quello più autenticamente e sinceramente Grind, quello nato dall’esagerazione e dalla voglia di suonare, e nient’altro.
Non bisogna dimenticare, infatti, che questo album è formato da canzoni strutturate molto ma molto bene, in cui ci sono continui cambi di tempo e un riffing molto vario (che sconfina in molti casi nel Death-Rock degli Entombed di “Wolverine Blues”). Un prodotto che lascia soddisfatti gli amanti del Metal estremo e che manda in sollucchero i nostalgici, un prodotto suonato bene (nei limiti imposti dal genere) e fortemente anacronistico, che non aggiunge nulla di nuovo ma dona una boccata d’aria ad un panorama musicale che si sposta inesorabilmente verso livelli sempre più bassi.
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