Tutti conosciamo la condizione in cui versa lo stivale quando parliamo di musica meritevole. Quasi tutto quello che di buono è capitato alla musica italiana negli ultimi 40 anni (!) è spuntato inizialmente fuori dall’underground, per essere poi munto per bene da un’industria discografica in realtà di per sé ferma nemmeno ad un’età dell’oro, ma a Sanremo o alle cose da ballo, prettamente.

Dopotutto in Italia, almeno dalla fine degli anni ’70, per ascoltare musica decente devi avvicinarti alle etichette indie grosse. Tutto il resto è médda o è roba che è partita dall’underground. Dopotutto siamo il paese dove gli Uochi Toki sono sempre rimasti una realtà relegata a certi circoli.

Una tale disparità crea situazioni di totale scollamento tra le etichette, l’”industria” grossa diciamo, e il pubblico. Solo se una cosa è grossa all’estero i panzoni dietro la scrivania si svegliano. Esempio lampante: la trap che esplode in italia CINQUE ANNI dopo il boom ammerregano, e tre anni almeno dopo che tutti i regà col cappellino se la sparavano a ballettone. Il paese della SIAE. A proposito, sapevate che da poco, per il giubilo del simpatico Mogol, nuovo presidente, ci sono 5 euro in più da pagare per hard disk e telefoni, e va tutto alla SIAE? Vi lascio scoprire i divertentissimi motivi.

Un’altra cosa molto divertente che sarà successa di sicuro anche a voi è scoprire un’artista italiano dall’estero. Cioè proprio che all’estero lo conoscono ché è bravo ma qua per il radar non ci è mai passato. Per me è stato quattro anni fa quando da un gruppo telegram scopro che in America adorano un certo Senni (io subito a pensare che fosse una retro-menata alla Calibro, un progetto inglese). Per fortuna ancora non ascoltavo i miei presentimenti e ho fatto partire Win in the Flat World. L’attacco terzinato rimane una delle cose migliori che l’italia abbia mai prodotto a livello di elettronica.

Saltiamo al nuovo lavoro. Bisogna premettere che il progetto poggia su un approccio particolare alla musica da ballo. Senni prende la trance e la scompone e ricompone secondo la sua visione artistica, rendendone caricaturali alcuni aspetti (e rendendola imballabile). Chi se ne intende vorrà discuterne ma io direi che si tratta, alla fine, semplicemente di IDM. Senza dubbio è un approccio originale, infatti all’estero chi è aggiornato lo segue da tempo. Per riuscire a comporre musica del genere è indispensabile possedere un genio melodico di un certo livello, e infatti ogni singolo brano è un piacere per le orecchie, dalla gioia spensierata di The Power of Failing ai motivi precisi e originali di Move in Silence, un puntinismo che è la sua cifra stilistica ci snoda davanti ai timpani hook e motivi che si fanno strofa, ritornello, bridge, forti della loro inventiva. Tipiche melodie che non ci si stanca di ascoltare, unite a un’euforia particolare, suscitata da suoni gelidi che sanno però dove colpire per far salire i bpm corporali. Una pralina da cuffie, eh, al massimo da ballo in solitaria in cameretta (anche se in giro per il mondo esistono i club dove si balla questa musica, solo non qui!). Lorenzo Senni è il tipico artista italiano che chiamano al Club To Club nonostante sia italiano. Qualche porzione non eccelsa (penultima traccia) preclude il mio voto max, ma dal saccarinico spasimo di Think Big alla scossa tattico-armonica di Discipline of Enthusiasm, dentro sto disco stanno solo ore ed ore di ascolto intelligente e godurioso.

Immaginate un Aphex a cui hanno rovesciato sette bustine di zucchero nella cocaina.

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