Troppo emotivo. Sensibile. Tenero. Tenero dico.
Se fossi nato ottocento anni fa io assieme a mezzo miliardo di amici (a spanne) attualmente impegnati a fare le pedine del mondo saremmo stati spazzati via da una semplice testata d'istinto. Non quindi un impulso giornalistico ma una craniata sul naso fatale. Mortale.

Invece ottocento anni sono trascorsi come niente, e alla faccia di chi dice che non è cambiato niente, io sono ingiustamente vivo, nonostante le definizioni. Sono quindi uomo per natura e, oggi, forse anche per definizione. Una volta sarei nato uomo per natura e uomomorto poco dopo. Mi è andata di culo mi viene da dire.

A leggere un libro costruito di sketch nero su bianco della durata di due, tre paginette l'una, mi distraggo oltremodo e trascendo le analogie col presente, perché sebbene io stia portando avanti l'esistenza non riesco ad appartenere al presente, nonostante la mia gratitudine nei suoi confronti. Sì perché meglio il presente del passato che mi prende a testate. E anche se la macchina più potente e divertente che esista ce l'abbiamo nella testa, la mia immaginazione non riesce a soddisfarmi quando prova a collocarmi nel futuro, che nemmeno lì la definizione dà delle certezze. Ma la certezza è come l'acqua è destinata a finire e la si rincorre mentre si consuma, a poco a poco.

Qui qualcuno è partito da un titolo per fare due parole, un po' come ha fatto vent'anni dopo Jarabe De Palo.
Mi serviva qualcosa di più Luca, ne avrei bisogno. Hai ben inteso i lati del quadrato umano ma non hai considerato che siamo cubi concentrici, e questo non ha senso.

Non ha senso lo so.

Carico i commenti... con calma