Largo alle giovani leve del jazz nostrano, a maggior ragione se mostrano una tale freschezza ed originalità. Pierluigi Balducci, classe 1971, bassista elettrico, solidi studi classici alle spalle, già quattro album all'attivo, inizia a farsi notare con questo bel lavoro "Il Peso Delle Nuvole", datato 2003.
Una band di tutto rispetto: i nomi del pianista Mirko Signorile e del batterista Vincenzo Lanzo forse non vi diranno molto, ma si tratta di due musicisti sopraffini. Al sax soprano il bravo Roberto Ottaviano, già protagonista di prestigiose collaborazioni con artisti di livello internazionale. A completare l'organico, uno dei più famigerati "guastatori" dell'avanguardia jazzistica europea, il violoncellista olandese Ernst Reijseger.
Fin dal brano d'apertura, "Woland's Polka", si delinea l'estro compositivo e la cura nell'arrangiamento del leader, che fa suonare il suo gruppo come una stralunata e bizzarra orchestrina, complice il riuscito impasto di pianoforte, violoncello e sax. Reijseger suona da par suo, ma si mantiene aderente e funzionale alla concezione musicale di Balducci, usa l'archetto, ma più spesso pizzica le corde del suo strumento facendolo suonare come un "piccolo contrabbasso". Ottaviano è in gran forma, e si trova molto a suo agio sia con il violoncellista che con il pianista Mirko Signorile.
Segue la struggente "Milonga Bajo La Luna". Balducci in assolo sfodera un fraseggio sinuoso, misurato ma efficace, che ricorda Steve Swallow. Ad agitare le acque ci pensa Signorile, con un assolo obliquo e frammentato, seguito da Reijseger che ne combina una delle sue, mettendo in luce il suo personalissimo stile.
"Son De La Rosa", preceduto da un suadente intro di Ottaviano, rimane sulle sonorità latine, molto frequentate in questo disco. Il solo di sax parte con la ritmica ridotta ai minimi termini, una batteria molto trattenuta, quasi a voler sottolineare la bellezza del suono di Ottaviano, poi gradatamente si aggiungono piano e basso, e l'assolo prende vigore e potenza. E' poi la volta di Signorile che parte per la tangente, picchia sui tasti del piano, tira fuori un assolo borbottante e magmatico, ma poi ritrova "la strada di casa" e ci riporta al sorriso e alla leggerezza.
"Devien Que Ce Tu Es" momento più colto e mitteleuropeo, rivela un'altra delle coordinate stilistiche del nostro. Qui il testimone passa a violoncello e pianoforte, che trovano l'atmosfera giusta per dilungarsi in una serie di raffinate variazioni sul tema. "Leggero", è brano scanzonato e danzante, quasi una rumba. Ottimo come sempre l'assolo di Balducci: ma qui il pezzo forte è uno splendido dialogo tra il sax soprano e il pianoforte, quasi un'improvvisazione a due.
Segue "Il Peso Delle Nuvole", diviso in due parti: l'intro è una tetra marcetta, ricorda alcune cose di Carla Bley, poi cede il passo ad un intenso assolo del leader (di nuovo, il pensiero corre a Swallow...). Il tema è nervoso e sincopato e si appoggia su un robusto "ostinato" di pianoforte; Ottaviano impazza, sorretto da Reijseger che maltratta il suo violoncello, e c'è anche spazio per un bell'assolo di batteria di Lanzo.
Chiude il disco una riproposizione di "Woland's Polka", che suona ancora più irriverente e sopra le righe della first take, con Ottaviano che suona come un clacson e Reijseger che prende un assolo da brividi, suonato con l'archetto.
Tutto il lavoro è permeato da una sottile e distaccata ironia. Si alternano momenti esotici ed onirici, intimismo e sberleffo, raffinata tensione e divertimento, cantabilità e sperimentazione. Il ragazzo è "acerbo" e "si farà"? Può darsi. A me va già benissimo così...
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