Siamo nel 1978. Solo un anno prima Lucio Battisti dava alle stampe, a pochissima distanza l’uno dall’altro, “Io Tu Noi Tutti” e l’anglofono e parzialmente rimaneggiato “Images”, versione inglese del primo con l’aggiunta di qualche brano, perla per gli appassionati, come la versione risuonata e funkeggiante de “La Canzone Del Sole” .
Bene: un anno dopo l’intenzione di Battisti era quella di fare la stessa cosa con “Una Donna Per Amico”, penultimo album della fortunata e storica collaborazione con l’oggi insopportabile Mogol, e forse uno degli episodi più commerciali della sua carriera, e senz’altro il più “patinato”. Sì, perché in “Una Donna Per Amico” tutto suona perfettino, ogni minimalismo è del tutto abbandonato per fare posto ad un uso sproporzionato di sovraincisioni vocali e strumentali. È un disco rifinitissimo ed assolutamente anglosassone nella confezione e nella presentazione. Anglosassone, sì, ma di fondo molto melodico, come è giusto (forse) che sia ogni prodotto proveniente, oggi come allora, dal Bel Paese. Dunque, a mio avviso è brutto “Una Donna Per Amico” … ? Assolutamente no.
Le musiche sono senz’altro interessanti, ci sono alcune perle immortali del repertorio battistiano (“Nessun Dolore”, “Prendila Così”) alcuni “scherzi” divertenti ed assolutamente disimpegnati (“Al Cinema”, “Maledetto Gatto”) e un po’ di piacevoli riempitivi. Comunque un prodotto che può esser criticato solo ed in quanto portante la firma Battisti-Mogol ed in quanto, conseguentemente, sottoponibile a confronti con prodotti altissimi quali “Anima Latina” o “Il Mio Canto Libero”. Comunque, si diceva, un disco con tutte le carte in regola per sfondare nel mercato anglosassone/americano. E allora perché questo “Friends” non è mai stato pubblicato ? Probabilmente l’insuccesso del precedente “Images” ha convinto artisti, produttori e discografici a lasciar perdere, ma io ritengo si sia trattato di un errore, per alcuni motivi. Innanzitutto perché l’autoesilio inglese di Battisti evidentemente giovò alla lingua, dal momento che la pronuncia dell’inglese qui è quasi perfetta ed assolutamente presentabile, proveniendo da un italiano. Poi perché le canzoni sono belle, eseguite in inglese, un po’ come accadde per il primo disco di Zucchero non in italiano: certe canzoni, scritte ed arrangiate con più d’un occhio oltre Manica od oltre oceano, suonano innegabilmente bene nella lingua che poteva esserne l’originale.
Poi perchè la lista dei brani è ottima, privata di “Maledetto Gatto” ed arrichita da “Baby It’ You”, una lunghissima versione funkeggiante ed elettronica di “Ancora Tu” e “I Think Of You”, stravolgimento interessante, ed anche qui lunghissimo, della ben più antica “E Penso A Te” . Due vere perle che ogni battistiano vero meriterebbe di conoscere e apprezzare. Non saprei dire con certezza se la band che suona questi due brani sia la stessa che ha lavorato agli altri brani di “Una Donna Per Amico”, dal momento che sembrerebbe presente più elettronica e qualcosina di diverso nell’ atmosfera generale dei brani… beh… diciamo che non mi stupirei se saltasse fuori che le registrazioni sono successive e parzialmente avulse dal resto dell’opera, che vede, si sarà capito, le stesse identiche basi per le versioni inglesi e italiane (con qualche piccola differenza, si fatica a capire se dovuta a un diverso missaggio o all’aggiunta di qualche particina: ad esempio, in “Lady”, ovvero “Donna Selvaggia Donna”, si nota una bella chitarra distorta, molto sapiente, che “ ricama” ben di più che nella versione italiana, così come nella prima parte di “Afraid Of Falling”, ovvero “Aver Paura D’ Innamorarsi Troppo”, c’è un piano diverso e molto più bello e ritmico di quello che conosciamo).
Battisti canta ovviamente benissimo parti principali e cori, con grande meticolosità e attenzione, ed il prodotto suona assolutamente perfetto, finito e pronto per la pubblicazione. Eppure, rimase lì, in qualche cassetto, probabilmente nello stesso posto dove riposano perle come “Il Gabbianone” o la versione alternativa, psichedelica e lunghissima (e molto migliore) de “Il Nostro Caro Angelo” e molte altre cose. Forse (pare che nessuno lo sappia) anche il fantomatico inedito cui lavorava quando morì, seguito ideale e casalingo di “E Già” . Chi vivrà vedra… ?
Chi lo sa: dipende solo ed eslusivamente dalla signora Veronese in Battisti, la donna più austera e, per me, ammirabile della storia delle Mogli della Musica. L’unica vedova che porta avanti il severissimo ideale del marito esattamente come avrebbe fatto lui (ovvero secondo schemi che non sono né di “old” né di “new” ma semplicemente di “no economy”).
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