"Con l'audacia si può intraprendere tutto, ma non fare tutto".

C’era bisogno di recensire l’Eroica di Beethoven? Ovviamente no. E comunque non sono la persona più indicata. Mi mancano tre anni di conservatorio, parecchi ascolti e altrettante letture. Però lo faccio lo stesso. Come dice Plinio, "non v’è libro che non abbia in sé qualcosa di buono"; e così, spero che la mia stentata recensione, aiutata dai preziosi commenti, possa fare compagnia a qualcuno, insegnare qualcosa a qualcun altro, o avvicinare qualcuno a Beethoven. Dunque parola ai debaseriani, e chi più ne sa più ne metta.

La citazione in apertura è di Napoleone, ed è quella che mi sembra più adatta a spiegare lo spirito della sinfonia che fu scritta pensando alle sue gesta. Se non fosse stato ispirato dal generale, Beethoven avrebbe intrapreso un’opera così ambiziosa? Chissà... Comunque sarebbe stata un’altra cosa.

L’audacia, che certo non mancava ai due titani, è anche il presupposto fondamentale di questa composizione. Beethoven, infatti, si appropria della sinfonia del settecento, ma alza decisamente il tiro, vuole qualcosa di più. Ed è così che la sinfonia si arricchisce in quantità, qualità e potenza. Non è solo il volume o il minutaggio, ma il tono ad essere cambiato: epico, titanico, napoleonico, a tal punto da far sembrare modesto tutto ciò che era venuto prima. Poco importa se Beethoven farà qualche passo indietro; nessuna restaurazione cancella i segni di una rivoluzione, poiché il mondo (e in questo caso, il mondo della musica) nel frattempo non è più lo stesso.

Si diceva quantità, qualità e potenza: e il primo movimento di questa sinfonia è già più lungo ed ambizioso di qualunque altro. La tonalità, ovviamente, è maggiore. Il tema è ciclico, si ripete all’infinito con lo stessa conclusione, un po’ come le battaglie di Napoleone, e come queste sembra portarci in vetta al mondo. L’euforia si dissolve nel secondo movimento, che col tono minore e l’incedere grave e funereo sembra anticipare un altro celebre secondo movimento (quello della settima); ma in questo, grazie al commento di timpani e fiati, più che a una marcia funebre sembra di assistere ad una battaglia contro la morte e il mondo intero.

Tutt’altra l’atmosfera del terzo movimento: leggero e gioioso, impreziosito dal commento dei corni, è il prototipo degli scherzi che Beethoven avrebbe scritto negli anni a venire. Infine, non è da meno il quarto movimento: il motivo principale è introdotto dall’oboe, seguito dagli archi e parodiato dai flauti; infine, consegnato ai tre corni, spiana la strada a un finale col botto.

Non mancava niente, insomma, perché quest’opera potesse essere dedicata al grande Napoleone; peccato che quest’ultimo, proclamandosi imperatore nel 1804, suscitò lo sdegno dei suoi sostenitori e di Beethoven stesso. Chissà, se l’avesse fatto prima, magari al posto dell’Eroica ci troveremmo una Pastorale in più? O forse una sinfonia modesta? L’unica cosa certa è che Napoleone si sbagliava. Perché, almeno in musica, con l'audacia si può intraprendere tutto… e fare di più.

Carico i commenti...  con calma