Il compositore tedesco Ludwig van Beethoven (1770-1827) era un grande amante della vita campestre e, non di rado, si recava in campagna per più o meno brevi periodi di riposo. Il suo amore per la natura fa apparizione più volte nella sua musica: si pensi alle sonate per pianoforte n.°15 (soprannominata "Pastorale") o, meglio ancora, n.°17 (soprannominata "Tempesta"), nella quale par quasi di udire realmente la potenza della natura!

Ma, forse, la più compiuta rappresentazione della natura Beethoven ce la regala nel genere da lui prediletto: quello della sinfonia. La VI sinfonia è infatti dedicata interamente alla descrizione di un mondo agreste, in tutto simile a quello descritto nelle "Bucoliche" del poeta latino Virgilio.
Il I movimento ("Allegro non troppo") presenta atmosfere tanto suggestive che pare davvero di contemplare un sereno paesaggio campestre. Nel II movimento ("Andante molto mosso"), invece, appare la rappresentazione di un ruscello, il moto delle quali acque è rappresentato dalle terzine degli archi, sulle quali, da vari strumenti a turno, viene presentata la melodia. Nel finale del movimento, addirittura, oboi, clarinetti e flauti vengono utilizzati in maniera magistrale per imitare il canto degli uccelli.
Ma il meglio arriva nel finale: 3 movimenti legati senza soluzione di continuità, i quali costituiscono una delle massime vette mai raggiunte nell'arte del compositore di Bonn. Il III movimento ("Allegro - Tempo d'Allegro - Tempo I - Presto") è dedicato alla descrizione di una festa di contadini: gli unisoni, le apparenti imperfezioni ritmiche, l'atmosfera gioisa danno tutte l'effettiva impressioni di trovarsi nel mezzo d'una festa. Le ultime battute, tuttavia, sembrano presentare qualche inquietudine, sfociante poi nel tempestoso IV movimento ("Allegro"), non a caso rappresentante lo scatenarsi d'un temporale: introducono i violini in pianissimo, poi di colpo si scatena l'intera orchestra, finché le nostre orecchie paion quasi esplodere sotto l'urto dei decibel...
Il temporale, però, in pochissimo tempo si placa, torna la calma: ecco il capolavoro di Beethoven: in pochi attimi passa dal suo lato più tempestoso al suo lato più lieto e bucolico. Il V movimento ("Allegretto") è un canto di ringraziamento volto a Dio da tutti coloro i quali sono scampati alla tempesta. Le atmosfere tornano quelle del I movimento, pare di nuovo di rivedere i campi assolati e placidi. La sinfonia si chiude in un clima di pacata gioia e serena contemplazione.

Per ciò che riguarda la discografia, essa non è certo avara di incisioni: strepitose tutte le registrazioni di Karajan, Kubelik, Klemperer e Mengelberg, buone anche quelle di Leinsdorf e, più recentemente, di Abbado. Scarterei invece i pur eccellenti Furtwaengler e Toscanini, il primo a causa dei tempi eccessivamente lenti, il secondo in quanto a tratti sembra distaccarsi dalle atmosfere bucoliche per entrare in un clima eccessivamente romantico e tempestoso. Sono però sfumature soggettive: anche questi ultimi due meritano un ascolto, e non sono due direttori qualsiasi...

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