Uno, nessuno, centomila è, a parer mio, il romanzo più cazzuto del più grande scrittore italiano del '900: Luigi Piarandello.

Questo libro, quando lo lessi per la prima volta a 19 anni, mi folgorò. Non avevo capito perchè, spesso, nei rapporti interpersonali con chicchessia, dalla mamma al lattaio, non mi tornavano mai i conti. Non che adesso mi tornino, i conti, ma perlomeno, leggendo questo super-capolavoro, più o meno so perchè.

Pirandello mi ha spiegato la relatività meglio di Einstein.

Tutto è relativo, perfino la gente, le opinioni, la personalità di un individuo, perfino quello che CREDI di essere perchè Quando uno vive, vive e non si vede. Conoscersi è morire.

Sant'Agostino disse: "L'unica verità è che non esistono verità" ...o qualcosa del genere ...ma il senso è quello.

E così, Vitangelo Moscarda, il protagonista, un 40enne senza infamia e senza lode, che conduce una vita piuttosto agiata avendo ereditato una banca dal padre, inizia ad avere giusto qualche problemino esistenziale solo perchè la moglie un giorno gli fa notare che ha il naso leggermente storto.

Le mogli? Fatte apposta per scoprire i difetti del marito.

Quindi, pian pianino a Vitangelo, proprio come accadde a me man mano che leggevo, si apre un mondo e non la prende un cazzo di niente bene, va in crisi.

Passeggia e osserva il suo naso leggermente storto dalla vetrina di un negozio. Inizia a fare due più due. Così come la moglie lo vedeva nell'aspetto fisico leggermente diverso, in fondo è solo una lieve stortura del suo naso, vuoi vedere che anche gli altri lo vedono diverso e non solo per l'aspetto fisico? Magari ognuno lo vede a modo suo? E scoprirà che è proprio così. Ma allora io chi sono? Non sono UNO? Sono dunque CENTOMILA? Ma allora mi sa che non sono NESSUNO. Considerate che per gli stessi identici motivi tanti anni fa un mio amico è sparito. Non è morto ma ha chiuso con tutti noi solo perchè lo chiamavano IRU (è un soprannome come un altro ma derivava da una stortura del suo cognome e lo apostrofavamo così ai tempi del liceo ma questo quando ci ha mollato aveva più di 30 anni! Pensate negli anni sta stronzata che lui era IRU come gli è montata nel cervello, finchè un giorno disse: Io non sono Iru, io sono Dario!).

Perdonate la digressione ma tanto ho quasi finito.

L'ultimo romanzo di Pirandello è un pugno nello stomaco. Amaro, implacabile, magnifico. Assistiamo al progressivo sgretolamento dell'identità e della sanità mentale del nostro senza poter far nulla. Ti vien voglia di gridare Hey! Ma Vitangelo ha ragione! Ascoltatelo! Non sta diventando matto è solo che... Ma non c'è nulla da fare, sembra proprio che stia impazzendo e manco poco.

Leggetelo ma non distrattamente. Leggetelo con la massima attenzione e concentrazione. Tra l'altro è scritto benissimo che Luigi due parole le sapeva attaccare.

Compratevelo, non deve mancare nella vostra biblioteca. E' bello come Delitto e Castigo, dico sul serio.

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