Per un artista, diventare famosi solo per la donna che si è sposati, è dura.

Lyle Lovett è un signore di mezza età, un signor cowboy per la precisione, dalla faccia aguzza come una pietra e dallo sguardo obliquo. Non va per praterie ad accalappiare le vacche in sella di puledri appestati e coperti di mosche… si può definire cowboy perché indossa un cappello a falde larghe, stivali di pelle di serpente, è texano e, soprattutto, compone dischi che “sembrano” country. Da qui l’essere cowboy. L’attrice, che lo rese famoso ad un vasto pubblico, era Julia Roberts.

Il nostro cowboy, facendo anche l’attore (nei film diretti da Altman!) conosce la bella stangona in quell’ambiente. Si sposa e divorzia in due anni. Un flash che lo porterà sulle copertine patinate di mezzo mondo, dopo… ancora l’ oscurità. Ma toglietevi dalla testa il sorrisone dentato dell’attrice, il nostro è uno dei grandi (sconosciuti) della musica popolare americana. Ha composto tre o quattro capolavori. 'Pontiac', del 1987, ne è uno. Negli anni ’80, su suggerimento di una di quelle riviste alt-rock che gravitavano nel panorama italiano, acquistai questo disco ombroso mentre tutti ascoltavano i Dire Straits. E, quel disco, messo sul piatto, mi mise kappaò.

I suoni di Lovett hanno innegabilmente origine dal country americano, dagli umori caserecci della provincia U.s.a., ma quella è solo la partenza. Le radici. Meglio, l’humus che li alimenta. Con lo scorrere della canzoni la prima sensazione che si ha è di una classe, di un gusto ed una raffinatezza assolutamente inesistenti ed inusuali tra gli attuali “cowboy da smercio” d’oltreoceano, vedi Garth Brooks, ad esempio. Ecco, con Lovett siamo in un territorio patinato, delizioso, sospeso nel tempo, mai banale, classico quasi. Ad episodi lievi e gioiosi, si alternano canzoni che torcono il cuore. Canzoni ascoltando le quali è veramente difficile non lasciarsi “portare via”. Lovett è un cantautore che sembra di un altro tempo.

Swing, jazz e cori gospel colorano e aromatizzano le sue canzoni. “If I Have A Boat” è una semplice filastrocca pennellata con la chitarra acustica da calde venature folk che parla di una barca, dell’oceano e di un pony da metterci dentro per poi salpare e fuggirsene via. Il valore aggiunto della canzone è la voce di Lyle, profonda, calda, “morbidissima” . “Walk Trough The Bottomland” accompagnata dal canto di Emmylou Harris è una storia d’amore impossibile per un “vaccaro” a cui il destino ha riservato un destino solitario. Solo, senza una donna, in un deserto rosso. C’è solo una steel guitar lacrimante a fare da controcanto. “M.o.n.e.y.”, un blues danzereccio che permette al crooner Lyle di divertirsi e divertire. Ma i gioielli di questo LP (mi piace ricordarlo così) sono “Black And Blue” una ballata favolosa che sembra uscire da qualche Big Band del dopoguerra, ritmo, lento sinuoso e avvolgente. Ti prende e non ti lascia. Note liquide di piano e sax che scaldano l’atmosfera. Vieni proiettato dentro un saloon ed una bella donna ti guarda, sorride maliziosa e sai che sarà tua. E’ l’eccitazione di una serata di ballo.

Ed infine, l’apice emotivo, le due canzoni che, una dopo l’altra ti abbattono al suolo senza fiato, sono “Simple Song” e “Pontiac” . La prima che richiama, per l’ atmosfera, Point Blanck di Springsteen, solo pianoforte struggente, dolente ed in sottofondo un violino a disegnare un arabesco. Una canzone commovente, che resta, che rimane appiccicata, che evoca. L’amore perduto per sempre ad annientarti e niente e nessuno a salvarti. La seguente “Pontiac”, aspra, dura, tagliente, ancora pianoforte e violino ed una voce leggendaria, con uno dei miei testi preferiti di sempre. Ecco una mia personale traduzione ed interpretazione:

Parcheggio tutte le sere la mia Pontiac giù per la collina, con una sigaretta in bocca ed una coca. Quello che vedono tutti i vicini è un bell’ uomo anziano. E c’ è una ragazza dall’ altra parte della strada, seduta sotto il suo portico che dondola su di un’ altalena. Lei non si è mai resa conto di cosa le volevo far capire con lo sguardo. Quando, durante la seconda guerra mondiale, uccisi venti ragazzi tedeschi con le mie nude mani. E… la donna che mi aspetta a casa: non vuole smettere di parlare, parlare… ma non ha mai detto veramente qualcosa, lei parla e basta. Ed io potrei lasciarla lì, ferma e silenziosa. Dopo il tramonto del sole. E fumo questa sigaretta.”

Un calcio in culo a tutti gli stereotipi clowneschi sui cowboy.

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