Madlib, al secolo Otis Jackson Jr., è un personaggio con il beatmaking nelle vene, un rarissimo caso di artista in cui iperproduttività e qualità non risultano due elementi inconciliabili, bensì inscindibili tra di loro. Figlio del cantante Otis Jackson e nipote del trombettista Jazz John Faddis, il piccolo Madlib cresce in un ambiente congeniale alla sua formazione, divorando letteralmente vagonate di dischi ogni giorno: Sun Ra, Melvin Van Peebles, Galt McDermot, Pharoah Sanders diventano ben presto il suo pane quotidiano, oltre al Rap Old School e di prima generazione (Run DMC, Public Enemy, De La Soul etc…).

Frequentando la scena Hip-Hop californiana della Bay Area fin dai primi anni '90, il nostro affina anche le sue capacità di rapper e, soprattutto, produttore, portando ben presto a compimento l'evoluzione di uno stile unico ed inimitabile che, pur non distaccandosi eccessivamente dalla classiche sonorità del genere, le arricchisce con inusuali metriche di batterie, un utilizzo "impressionistico" del campionatore ed una predilezione per groove strani e ricercati, che lo portano ben presto ad affermarsi e ricevere consensi da ogni ascoltatore stufo del solito "boom-cha + campione Funk strautilizzato". "The Beat Conductor EP" è un lavoro che esalta più che mai le immense capacità di Madlib nel costruire tappeti musicali, nonché il suo personalissimo diggin' (ascolto spasmodico di vinili con finalità di campionamento). Pubblicato nel 2001 esclusivamente come bootleg, l'EP consta di 13, brevi tracce strumentali per poco più di un quarto d'ora di durata totale. Niente di speciale direte voi. Assolutamente no, "The Beat Conductor EP" è un piccolo campionario di gemme, una lezione di stile per ogni novello beatmaker e per chiunque abbia una particolare predilezione per la componente musicale del Rap.

Dopo l'introduttiva "Earth Rhymes" si parte, e ci si lascia piacevolmente sorprendere da "Conducted Rhymes" e dal suo stralunato intreccio di scratch, sample vocali e coinvolgenti linee di basso. Il minimalismo low-fi della successiva "Collie And Beer" fa da preludio ai due più grandi gioielli del disco, la brevissima "Breaks Of Meditate Pt. 1", tutta wawa ed echi travolgenti, e il fantasmagorico collage di campioni di "Elements For Mr. Crabfeather". Si va avanti sulla stessa lunghezza d'onda, tra le atmosfere "Shaolin" della cupa "Blades" e la funkeggiante "Ashby Road", che rigira in maniera geniale un sample preso a piene mani da "Dorothy's Harp" di Dorothy Ashby, fino alla conclusiva e jazzatissima "Mindtouch", in cui compare uno dei tanti alter ego del nostro genialoide, lo Yesterday's New Quintet.

Insomma, niente di indispensabile (data la difficoltà a reperire il tutto), in ogni caso vivamente consigliato ai curiosi, a chi crede che a fare Rap siano Tiziano Ferro e pochi altri e a chiunque ami collezionare ogni minimo ed impercettibile fruscio prodotto da questo folle.

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