Approfittando del fatto che non lo ha ancora fatto nessuno, mi accingo a trattare di un gruppo che ritengo molto originale e interessante sulla scena metal europea (scusate la prolissità, ma è necessaria).

Molto poco conosciuti e a volte sottovalutati a livello internazionale, i Mägo De Oz riscuotono un grandissimo successo nella natìa Spagna, con il loro Folk-Power metal. La band è formata da tre chitarristi, basso, tastiere, flauto, violino, batteria e voce, che creano un sound pressochè unico e molto piacevole da ascoltare, reso più esotico dal canto in spagnolo. La fondazione del gruppo da parte del batterista Txus risale al 1989, ma il vero capolavoro arriva solo nel 2000 con “Finisterra”.
Il disco è un concept molto complesso, diviso in due cd di dieci tracce ciascuno, che tratta di un mondo futuro e fiabesco e di un viaggio alla volta di Finisterra, un luogo mitico che rappresenta la fine di tutte le cose.

Cd1: Dopo il prologo, troviamo subito una delle canzoni più belle dell’ intero disco, “Satania”, che parte subito in quarta con una doppia cassa micidiale e una melodia folk ariosa affidata al violino elettrico e al flauto. Il brano più pompato dell’album e quello dove il vocalist osa gli acuti più pericolosi. “La Cruz De Santiago” è invece un brano molto progressivo, le cui parti più godibili sono sempre le trame dal sapore gitano eseguite da flauto e violino e in cui l’unica sezione tradizionale è quella dell’ assolo di chitarra, che tra l’ altro denota un livello tecnico non indifferente. “La Danza Del Fuego” è un pezzo puramente folk dalle linee melodiche piuttosto tristi. Con “Hasta Que El Cuerpo Aguante”, torniamo sul progressivo con molte digressioni acustiche. “El Seň or De Los Gramìllos” è una traccia per certi versi anomala, possendendo un riff di base di matrice Hard Rock e solo in una ristretta parte centrale i consueti ritornelli folkeggianti. “Polla Dura No Cree En Dios” è invece un divertente boogie, interpretato in stile metal. Arriviamo quindi alla fine del primo cd con “Maite Zairut” e “Duerme…”, pezzi carini, ma non molto originali e la ballad satura di sviolinate “Es Hora De Marchar”.

Cd2: Il secondo disco, che considero il migliore, si apre con un capolavoro: “Fiesta Pagana” è quanto di più power spensierato i Mägo abbia saputo comporre. Altro capolavoro è la seconda “El Que Quiera Entender Que Entienda”, la quale parte parte con un riff che si fatica a scordare ed la canzone che coniuga meglio la vena progressiva con le melodie orecchiabili, altra loro prerogativa. "Los Renglones Torcidos De Dios” è un’altro brano molto bello, ma che ha un nonsochè di simile al precedente in fatto di linee vocali. “Kelpie” è un power scatenato è molto melodico da ascoltare e riascoltare. Le canzoni successive sono due ballate: “Tres Tristes Tigres” presenta i soli flauto e tastiera a sostegno di un cantato triste come il titolo, la seconda “A Costa Da Morte” è un po’ più rock. Belle anche le successive tre canzoni, ma non di più al cospetto della title-track.

Finisterra” è l’apoteosi del progressive e un pezzo che non esito a paragonare alla storica “Keeper Of The Seventh Keys” dei grandi Helloween. Dotata di un chorus epico quasi da Carmina Burana, da in ogni caso il meglio di sé, nella strepitosa successione di assoli che si snoda tra il sesto e il settimo minuto. Il tutto guarnito come al solito dai bellissimi riffs degli strumenti folk. Album che basta e avanza per conoscere e approfondire in materia Mägo De Oz: disco d’obbligo per i power fanatici e per chi ama le sperimentazioni e la tendenza progressiva nella musica metal.

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