Keep on pushing

Sebbene possa trarre in inganno la vita di Curtis Mayfield non fu una tragedia. Mente parecchio illuminata la sua, prima che per la musica e l'impegno politico per l'acutezza con cui affrontò il music business: rimanendo sempre padrone della sua arte fin dai primi passi Curtis dimostrò al mondo come il sistema potesse essere sconfitto lottando dall'interno. Tra pochi giorni ricorrerà il quindicesimo anniversario della sciagura di Brooklyn e questa l'amara leggenda: Mayfield sta suonando "Superfly" quando un tornado si abbatte sul palco scaraventando l'impianto elettrico sull'anima soul e 3 vertebre, spina dorsale e mezzo collo andati perduti la fine della suddetta leggenda. Non fu tragedia si è detto e anzi la sua una dimostrazione della grandezza umana, che solo una dolorosa depressione, una gamba amputata e un diabete impietoso riuscirono a vincere 10 anni più tardi.
"Superfly" era un concept sulla miseria del sogno amerikano e lui il re dei ghetti, l'eroe dei diritti umani, il signore della musica nera e me lo consigliò la prima volta Kurt Wagner in un buon concerto di Roma: ero ubriaco e insistevo affinchè sapesse che trovavo "Nixon" pomposo, e neanche me lo ricordo più perchè insistevo così tanto che col senno di poi tanto deve a Mayfield e tanto rivalutai, ma lo trovò un buon motivo per togliermi dalle palle.


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