Ci vorrebbe una rivoluzione

Trenta primavere per la rivoluzione punk e partono i festeggiamenti: una foto su “Q” riprende un giovane Rotten spaventare vecchi poppettari ai tavoli di Soho, al “100 Club” i Ramones cambiano la storia con canzoni ultraprimitive su Nazisti, Vietnam, CIA e colla da sniffare: su quest’ultima Mark Perry ci faceva una rivista. Uno dei fondamentali concerti fu al “Roundhouse” e allora c’è da crederci che sia stata una storia straordinaria: “Fuck off, you nazi bastards!” esordì uno del pubblico e siccome l’impianto non funzionava quelli ci andarono per davvero. Trenta anni dopo l’NME ha definitivamente sancito la mia inutilità: si lamentano che resto indietro, che sono povero, bestia senza mercato ai concerti mi metto in disparte a rimorchiare la barista - quest’altra è venuta da Cracovia a servirvi da bere e allora mi odia. All’Astoria i The Ordinary Boys sono sold-out e il cantante è uscito da uno dei miliardi di Grande Fratello, nella sfida col collega dei Goldie Lookin Chain ha perso un’altra settimana nell’incubo di Orwell: credono interessi alla gente, chiedo alla barista ma mi dice che non l’ha letto. Un ragazzo modello ad ogni modo: è avanti, suona una cosa produttiva ed è paziente verso il successo: aspetta che il Sunday Times lo scopra sniffare per far uscire il nuovo album. I giovani di oggi non hanno più rispetto, ti senti inutile prima di invecchiare: si definiscono punk, citano i Clash e viaggiano per il mondo - sostituiscono la colla afgana con la coca boliviana.


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