L'estate

Infuriava la rivoluzione punk trenta estati fa: alla televisione davano “Love the neighbour”, un nero scendeva da una nave e diceva “Io essere bravo ragazzo!” e dopo la pubblicità passavano i dati della disoccupazione. Erano gli anni del Glue Panic, i Ramones cantavano “Adesso voglio sniffare un po’ di colla!” e siccome il Governo simpatizzava usi più elevati censurarono la canzone. Con 20 giorni e 20mila chilometri di distanza nascevamo io e Dy: quando ci siamo incrociati non avevo mai avuto un miglior amico nero, gli dicevo “Tu essere bravo ragazzo, Dy!” e allora lui mi insegnava l’inglese - trenta anni fa niente era permesso in Cambogia e allora Dy non sapeva che inventarsi, così pensò a una soluzione per venirmi incontro. “Strana stagione – m’è sembrato si siano dati appuntamento tutti i pazzi” dicevo a Rakeu mentre mi raccontava ancora delle bombe. Ridevamo tanto, anche se ero sbronzo capivo lo stesso ma lei si offendeva, mi diceva che non avevo capito niente e allora se non saltavo su una bomba l’avrei rivista la notte dopo. Nella metro eravamo tre per vagone: ci fissavamo così a lungo che una volta sopravvissuti sapevamo tutto di noi stessi e delle nostre famiglie. Era estate e non riuscivo ad amare nessuno, così mi diedero 30 sterline per passare tra i tavoli e farmi toccare il culo: bel quartiere Soho se sei povero e abbracci la fede, uomini bellissimi e in carriera che distribuiscono sussidi di povertà come Dei misericordiosi.
“Adesso sniffiamo un pò di colla Dy!” gli dico mentre si lamenta che dovrei trovarmi un lavoro norrnale. Lo vedo che resta a guardare quest’essere storto cercando di capire se mi senta solo, mentre torno a casa ad aspettare Rakeu come se l’ultima estate non fosse mai finita, ma Rakeu non viene più.


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