Poi, c'è DeBaser

Esiste un rapporto naturale, un cubico ed indissolubile legame fra le vibrazioni sonore prodotte dalla musica ed il nostro spettro interiore che, come burattini, dall'interno ci muove all'unisono del tempo che batte. E batte.
E' quel legame che fin dalla nascita ci viene impresso a fuoco e trova la sua primordiale origine nel primo tramonto del primo giorno freddo di luglio, memoria storica di civiltà destinate all'immortalità cartacea. Proprio nei giorni più freddi cerchi il suo calore, rifugio in impossibili melodie di peyote, troppo rassicuranti e trasbordanti di piacere.
Confuso, ti fermi a constatare che sì, quelle vibrazioni valgono un esercito di strizzaspettri in policrome automobili di razza, un quadretto di amori ed amicizie a scaglie con il vetro ridotto a briciole e poco più che venticinque minuti di puro orgoglio.
Poi, c'è DeBaser…


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