Battuta 400

I battitori di baseball sono semidei, sono adorati che riconoscono noi, gli adoratori. I battitori di baseball sono tutta un’altra storia, gente dell’altra galassia. Se il mondo fosse un’ emittente televisiva, i battitori di baseball sarebbero gli anchorman della rete ammiraglia messi lì apposta per fare la loro bella figura in un palinsesto pieno zeppo di episodi pilota. A noi rimarrebbero i televisori, forse, ed io sarei costretta a scegliere i programmi dal “Tutto tv”, perchè se la mia vita fosse un televisore, beh, allora so già che non avrei grana abbastanza da permettermi uno straccio di pay tv. Finirei a guardare film porno a casa di qualcuno. Le vite degli esseri umani ordinari e quelle dei grandi campioni di baseball cominciano a somigliarsi quando questi si mettono in testa di segnare la fatidica battuta quattrocento: E’ la meccanica naturale. Smettono di essere semidei per macinare record su record, valida su valida, battuta dopo battuta, sfidare le diagonali del cielo, sbarazzarsi dei meridiani e pure dei paralleli, indovinare traiettorie, giocare a shangai con l’attrito nell’aria, diventare il pendolo con cui misurare l’accelerazione di gravità, fare di se stessi la leva meccanica che li trascinerà lungo le coordinate di spazio e tempo ed essere la velocità per arrivare lì. Lì. La battuta quattrocento. Ora,io sono un essere-umano-ordinario, Tony Gwynn era un asso del baseball. Entrambi, in un modo o nell’altro, chi prima, chi dopo, abbiamo avuto i nostri strikes, le nostre battute, lanci a vuoto, epoche di sogno, noccioline sgusciate sugli spalti di qualche megastadio in compagnia di illustri cretini. Nessuno dei due è arrivato alla “sua” battuta quattrocento. Con l’unica differenza che io non ne so un cazzo di baseball.


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