La Repubblica delle banane

Giorgio Chinaglia, attaccante di sangue ariano e cuore laziale, "Long John" per amici fascisti, "Fat John" per nemici realisti, "colpevole di usare il cervello" (manganellato?). Sentivo al quartiere Monti la conversazione di due signori: "Aò ma per te Giorgione ci ha l'aggiotaggio? Ma che vordì aggiotaggio?". "Che te devo dì, secondo me è tutto un magna magna". Colpevoli di amare la Lazio (e stuprare l'italiano). All'Eur Magliana sale uno degli ultrà arrestati e siccome sono allergico comincio a grattarmi i coglioni ed è l'unica emozione che ci circonda. "Aò io so uno tranquillo!". "Che te devo dì, fratè, secondo me è tutto un magna magna". Aveva fatto un casino tremendo e interrotto mentre pensavo a Choi Jin, che qualche tempo fa era una poetessa. La bomba di Kim Jong Il serve soprattutto a ricordarci di uno sterminio più grande di quello della lingua italiana e di Pol Pot, colui che creò i campi della morte nella Cambogia degli anni '70. Choi Jin è crollata, si è messa a fumare oppio, si è venduta a un marito violento per sopravvivere e dice qualche cosa dopo la pubblicità di Versace, che dona il 10% dei profitti alla ricerca sul cancro: con prezzi che raggiungono il 300% dei costi ha ragione a preoccuparsi di non tirare le cuoia troppo presto.
"Io non sono un imbroglione" (Nixon); "Mai fatto sesso con quella donna" (Clinton); "Sappiamo dove sono le armi" (Bush). Con queste tre frasi (censurate) si doveva aprire il trailer di "The Hoax", il film da vedere alla Festa del Cinema e delle Banche di Roma, ma anche della Politica, delle Facce espressive come il culo e i sorrisi piacevoli come un peto, e ci avrei giurato che mi fosse sembrato tutto un magna magna.
Più invecchio in questo mondo di merda e più mi sembra impossibile morire dignitosamente: hanno ragione a dire che la vita è come un film – il difficile sta tutto nel finale, l'inizio è sempre più facile.


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