Il pornornitorinco

La prima volta che ho scritto avevo 24 anni e prima di quel giorno non ci avevo neanche pensato. Scrissi: "Scusami se non sembro un poeta, ma suppongo mi sia innamorato di te". Non le piaceva la poesia, così dopo qualche tempo mi mandò a fanculo e finalmente potei ricominciare ad odiarla. Per dimenticare questo trauma smisi di scrivere per due anni: poi ripresi e non ci avrei mai creduto di arrivare a illudermi letterato.
Mi ha chiamato un editore. "Signor scrittore!" - mi ha detto - "Il suo pornornitorinco è la cosa più eccitante che mi sia capitata di leggere dopo Bukowski. Per lei mi si è contorto il cuore". L'editore aveva letto la storia del pornornitorinco e gli si era contorta la lingua tra le mie chiappe. "Ho il piacere di proporle un contratto di pubblicazione, signor scrittore. Il pornornitorinco: 96 pagine, euro 10. L'autore s'impegna a versare all'editore, come partecipazione alle spese, euro duemila ogni cinquanta pagine".
"Non saprei minimamente dove prenderli duemila euro. Forse non li ho mai avuti, duemila euro".
"Sono quattromila..."
"Ha detto 96 pagine."
"Nell'edizione finale ci saranno da aggiungere note biografiche."
"Io non ce l'ho una biografia."
"Insomma... accenni della sua vita."
"Mi avete appena chiesto quattromila euro per pubblicarla, la mia vita."
"In via eccezionale l'editore affronterà un'ulteriore parte delle spese; è un'occasione unica per la sua opera, noi ci crediamo nel pornornitorinco. 3500 euro."
"Mi creda: non saprei dove prenderli. Un giorno mi perdonerò per questo."
"...2990."
"Sta dicendo che la mia vita vale meno di 3000 euro."
L'editore mi chiamerà altre nove volte, trasformando la storia di questa mia vita nel più costoso dei miei incubi. Alla fine non si convince e finalmente possiamo ricominciare ad odiarci.
Mi scrive un altro editore. Non mi si chiede la partecipazione alle spese ma quella ai loro ricavi: dovevo assicurarmi la vendita di 300 copie, per un totale di 2350 euro. A questi ho detto che prima volevo finire il libro e poi gli facevo sapere, sempre che non finisca prima la mia vita, che tanto è la stessa cosa.
Ho spedito la mia vita a 50 editori. Di questi, 40 non l'hanno ritenuta nemmeno valida da vendermela; uno mi ha scritto: "Le nostre edizioni sono alla ricerca soprattutto di romanzi scritti da autori under 30, che siano capaci di raccontare la realtà contemporanea con stile originale e proprietà di linguaggio", e a quanto pare mi hanno scartato solo perchè non sembro reale; il resto mi ha risposto come quelli di cui sopra, vendendomi con il 50% del ricavato in beneficenza ai poveri (cioè a me).
Decido finalmente di informarmi, e vengo a sapere che ogni anno sono pubblicati qualcosa come ottantamila libri (260 ogni giorno), di cui il 95% esordisce a pagamento senza nessuna distribuzione: la sua vita era così interessante che addirittura ci teneva per obbligarmi a vederlo morire. Il 63% nasce poeta: è così convinto che la sua vita faccia più schifo della mia che scrive cose come: "Questo dolore che mi trafigge/ La cosa più eccitante che mi sia capitata", spende tremila euro e l'avevano solo inculato.
Sono riuscito a scrivere per qualche dozzina di altri pornornitorinchi di questa loro fottuta realtà contemporanea, divisi tra due nazioni. E sebbene io sia assolutamente gratis affinchè mi conservi rivoluzionario, ho sempre pensato a quanto debba esser frustrante essere pagato per scrivere di queste cose. Una volta uno mi ha scritto: "Sei troppo demente, hai una vita miserabile, quando ti vedo ti spacco la faccia, spacco tutto", e probabilmente era successo che mi avevano pubblicato. Un certo Datam mi ha chiesto se avessi scritto un libro e probabilmente era successo che aveva sperato in una parodia di me stesso. Se lo vedete ditegli che ho rinunciato.


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