Le corporazioni nel cinema (3) - I soldati della fortuna

"Cosa siamo? Siamo predatori. E' tutta questione di competizione, di aggressività. Questione di azioni e del loro valore sul mercato. Quanto vali oggi? Se tu lavori in una corporazione, pensi davvero che ad un azionista gliene freghi qualcosa di come li arricchirai? Pensi davvero che gli interessi che tu sia un bravo ragazzo? Alla gente frega solo del denaro, ed è per questo che esistiamo". (Mark Berry - Soldiers Of Fortune)
Se mi sveglio una mattina con una vaga sensazione di spararti un proiettile in mazzo agli occhi, magari pure con un valido motivo, per le leggi di queste barzellette di Governi che ci ritroviamo la mia azione costerà probabilmente la sedia elettrica. Se io ti espongo ad agenti chimici in dosi massicce, quotidiane, che tutti sanno finiranno prima o poi con l'ammazzarti, qual'è la differenza? - che per farti fuori avranno bisogno di tempo. Stiamo vivendo nel mezzo di un'epidemia di tumori ai massimi livelli nella quale un uomo su due maturerà un cancro nella sua vita. Persino io non sto tanto bene: ogni mattina mi sveglio e comincio a grattarmi in un punto diverso, e tutte le volte non riesco a credere che sia arrivato vivo alla fine del giorno. Siamo allevati così bene alla circostanza di morire per la causa del progresso che ho creduto di avere un tumore alle palle perchè erano sette giorni che non avevo un'erezione.
La campagna di terrore portata avanti contro Al Gore e il suo "An Inconvenient Truth" è più in generale la campagna affinchè il surriscaldamento del pianeta venga visto come un fenonemo di intrattenimento, alla stregua di un qualsiasi reality show. Subito dopo l'uscita nelle sale la corporazione mafiosa Medialink, che si occupa delle pubbliche relazioni nel mondo dei media, si affrettò per produrne un film di segno opposto, titolandolo "Riscaldamento del pianeta: solo aria fritta?", e scendendo in guerra con una campagna d'odio senza precedenti. Una lobby potentissima che guardacaso annovera tra i suoi clienti tutti buoni amici, quelle stesse corporazioni (Exxon, Texano, Coca-Cola) che negli ultimi anni sono state multate qualcosa come 8000 milioni di dollari per disastri ambientali e riduzione alla schiavitù. Ma nessuno ne sa nulla, a meno che di questi miliardi non ci esca un centesimo pure per lui.
Per rendere bene l'idea, se io vado a comprare una maglietta della Nike, che nel più felice dei casi mi costa 60 euro, la donna che l'ha materialmente fabbricata è stata pagata 0,03 euro. Un fottuto pallone dell'Adidas, che ci viene offerto a 50 euro, viene pagato 0,02 euro all'ora. Una giacca "Made in El Salvador" mi costa 190 dollari e l'operai pagato 8 centesimi. Un giorno nella Repubblica Dominicana furono trovate montagne di documenti abbandonati per errore dalla Nike. Erano resoconti di buste paga, e non parlavano di salari giornalieri, di ore, di minuti. Parlavano di pagare gli operai ogni centesimo di secondo: vengono dati al lavoratore 6,68 minuti per fare una maglietta. Gli operai dominicani sono gente fortunata rispetto ad altre realtà simili: ad 8 centesimi all'ora riescono a guadagnare tre dollari in un mese. Questi sono documenti Nike, roba ufficiale: cosa succederà se un giorno ci sveglieremo grattandoci le palle, per scoprire che le nostre relazioni un tempo umane sono ora diventati meri rapporti commerciali? Capiremo allora che siamo tutti schiavi, nè più nè meno che fabbricanti di maglie, o avremo ancora bisogno di grattarci, per capire che a furia di prenderlo nel culo ci è venuto un tumore? Ad ogni modo nessuno saprà mai la verità poichè sempre troppo costosa per metterla in vendita.


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